Previdenza

Il direttore generale dell’Inail: «Per i nuovi premi e contributi resta il sistema di oscillazione»

di Mauro Pizzin


L'entrata in vigore delle nuove disposizioni sulla denuncia d'infortunio apre un nuovo fronte d'impegno per l'Inail, alle prese con una stagione di cambiamenti di cui è forse il simbolo l'aggiornamento delle tariffe dei premi e contributi, previsto con la legge di stabilità per il 2014 (legge 147/2013). La riforma dei premi è al centro dell'agenda del direttore generale, Giuseppe Lucibello, all'Inail dal 2010.
Dottor Lucibello, qual è lo stato di avanzamento della riforma?
Stiamo lavorando da tempo, ma prima di formulare la nostra proposta al ministero e di confrontarci con le parti sociali dobbiamo effettuare, a fine anno, una verifica di sostenibilità economico finanziaria attuariale. Atto necessario se si considera che da quest'anno per la riduzione percentuale dei premi sono stati messi a disposizione 1,2 miliardi a regime, di cui 700 milioni dal bilancio dello Stato e 500 a carico dell'Istituto, il quale nel tempo ha subito tagli e compressioni. Stiamo operando sul nuovo nomenclatore ed è già stata effettuata un'analisi su un sistema produttivo radicalmente modificato anche in termini di rappresentanza. Del resto, il parametro da cui partiamo è il triennio infortunistico '95-'97, mentre la tariffa è del 2000.
Già adesso, comunque, premi e contributi sono stati ridotti.
Con la Finanziaria per il 2014 il legislatore rispetto a quella che era la tariffa precedente ha introdotto uno sconto provvisorio a favore di tutti quelli che hanno registrato un andamento infortunistico positivo, primo consistente intervento sul fronte del cuneo fiscale: si tratta dell'88-89% delle aziende.
Molti temono che la riduzione dei premi andrà di pari passo con i tagli di altre forme di sostegno.
L'istituto, non avendo una tariffa aggiornata, ha risposto finora alle istanze del settore produttivo sugli avanzi d'esercizio istituendo bandi come Isi, che oggi conta su 276 milioni, come il bando Fipit sui settori a maggiore rischio infortunistico, come un bando in deroga al de minimis che metterà a disposizione 45 milioni per le macchine agricole. Lo stesso Ot24 ha riconosciuto fino ad oggi risorse per 1,3 miliardi. Si tratta di iniziative che non andranno eliminate, ma riconsiderate in modo organico alla luce di un nuovo sistema di oscillazione, che resterà ma rivisto.
Dovete intervenire anche sui contributi agricoli, gestione da sempre in rosso. Come pensate di operare?
Sottoporremo alla politica una forbice d'interventi diversamente articolati per una proposta di tariffa sostenibile, ricordandoci sempre che la nostra gestione è ispirata a istanze solidaristiche.
Interverrete anche sulle polizze speciali?
La legge non ce lo consente. Forse sarebbe il caso di sottoporre all'autorità politica la possibilità di riflettere sull'attualità di alcuni interventi ormai datati e che poi potrebbero magari trovare una diversa modalità di riconoscimento nell'ambito della nuova tariffa.
Non ritiene che sarebbe il caso di intervenire anche sul Testo Unico Inail del 1965?
Premesso che la tariffa può essere riscritta anche con questo quadro normativo, penso sarebbe opportuno uno sforzo di codificazione di un nuovo testo, che dia anche il senso di un intervento organico.
Oltre che sulla premialità, Inail può contare su un consistente patrimonio immobiliare e mobiliare: sul primo fronte si contano gli ultimi acquisti di palazzi storici all'Eur hanno impegnato risorse per circa 440 milioni. Quali sono le strategie dell'Istituto?
Non facciamo nulla di nuovo, semmai lo facciamo in maniera diversa. Noi abbiamo da anni l'obbligo di rafforzare le riserve tecniche, per cui le uniche manovre possibili sono quelle per tenere vivo il nostro portafoglio immobiliare, facendo in modo che renda attraverso nuova acquisizioni, per le quali possiamo spendere circa 1 miliardo l'anno dietro via libera dei ministeri vigilanti. Gli immobili che non rendono e per noi rappresentano solo un costo li stiamo, invece, conferendo ad un fondo immobiliare, di cui ad oggi siamo i quotisti unici. Questo al netto delle tante iniziative a finalità sociale. Per quanto concerne, invece, gli investimenti mobiliari, abbiamo 1 miliardo in titoli di Stato e dallo scorso dicembre siamo saliti dallo 0,7 al 2,7% in Banca d'Italia, quota che stiamo valutando di aumentare di un altro 0,3 per cento.
La procedura di autoliquidazione dei premi Inail è stata caratterizzata da problemi di malfunzionamento del sistema. Come state intervenendo per migliorare i sistemi informatici?
Il problema di digitalizzazione delle amministrazioni, e non solo di Inail, è dovuto a microinterventi molto personalizzati e avulsi da un disegno organico. Noi stiamo sostituendo gradualmente una miriade di applicativi con strumenti standard governabili in futuro, che però richiedono tempo. Ragion per cui dobbiamo spendere anche per il presente perché non siamo ancora in grado di abbandonare i sistemi attuali.
Il nuovo Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) accorperà gli ispettori ministeriali, ma non quelli di Inail e Inps, che resteranno nei due istituti in un ruolo ad esaurimento. Una novità che la preoccupa?
Non nascondiamo qualche preoccupazione: la distinzione tra dipendenza organica e funzionale è stata già sperimentata e mi pare che non abbia mai funzionato. La funzione di coordinamento prevista nel regolamento, peraltro, finora non è stata assolta. Ci è stato detto, certo, che per il 2016 sarà garantita la proposta di programmazione sul lato Inail e che la nostra peculiarità sarà assicurata, ma se siamo parte dell'agenzia, allora dobbiamo concorrere alle decisioni della stessa e questo si doveva fare sin dalla genesi della stessa. Tenga conto che noi ogni anno accertiamo dagli 80 ai 90 milioni e che siamo efficaci nella riscossione, con recuperi fino al 70 per cento.
I dati sull'andamento infortunistico indicano che scendono gli infortuni, ma aumentano le malattie professionali. Ve lo aspettavate?
Premesso che anche sugli infortuni c'è sempre uno studio continuo, perché mutando i processi lavorativi deve mutare anche l'adattamento dei nostri strumenti, sulle malattie professionali l'aumento non era imprevisto. Per questo nel 2008 sono state approntate le nuove tabelle, che a breve dovrebbero venire aggiornate. Abbiamo un piano di ricerca da 30 milioni che copre sia le vecchie malattie professionali, come l'amianto, sia le nuove in quanto chiaramente dobbiamo dare una risposta anche a ciò che oggi è solo un rischio per la salute del lavoratore.

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