Previdenza

Informare, la scommessa che non si deve perdere

di Maria Carla De Cesari

La previdenza sta in una scommessa che si chiama informazione. Senza quest’ultima, per molti versi, è difficile fare previdenza. Lo sanno bene i fondi complementari a cui è iscritto solo un lavoratore su quattro (considerando quanti hanno versato contributi nel 2015). Certo, non si può nascondere che l’adesione al secondo pilastro sia condizionata dalla disponibilità di reddito da convogliare a queste forme di risparmio. Tuttavia, è rilevante il peso di un pregiudizio che è eredità del passato, quando la pensione era una variabile indipendente da quanto effettivamente versato, caricata sulla fiscalità generale. Per questo, l’operazione “Porte aperte” inaugurata dall’Inps è un contributo alla trasparenza, per la cocciutaggine di verificare quanta parte della pensione di categorie omogenee sia pagata dai contributi e quanta parte sia un “regalo” pagato dalla collettività. Sempre nel segno della trasparenza va l’iniziativa della Busta arancione, promessa da molti anni e per troppo tempo rinviata con la falsa pudicizia di non spaventare gli iscritti alla previdenza pubblica sulla prestazione pensionistica in via di maturazione.

Occorre informazione anche per l’Ape, soprattutto nelle due articolazioni di anticipo volontario e anticipo “compensato” dalle imprese. C’è di mezzo la chance di acquistare tempo per sé, da parte del lavoratore, e di favorire il turn over senza azioni traumatiche da parte delle imprese. Nel caso dell’Ape volontario, il lavoratore, per decidere, deve sapere non solo quale sarà la pensione attesa (netta), ma anche il costo della rata per restituire il prestito, in base all’entità e alla durata dell’anticipo. La decisione, tra l’altro, potrebbe essere condizionata dalla possibilità di continuare a lavorare, part time, così da maturare contributi per la pensione. Ci si misura, nel caso dell’Ape, con l’informazione che diventa consulenza. L’Inps si dichiara pronto a questo compito strategico. Ulteriori candidature non saranno comunque considerate sovrabbondanti.

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