Previdenza

Il governo chiude sull’età pensionabile

di Davide Colombo

Sull’età di pensionamento il governo «rispetterà la legge in vigore» ha affermato ieri il premier, Paolo Gentiloni, mentre in manovra entreranno diverse misure «che riguardano forme di incentivazione degli anticipi pensionistici, le condizioni delle lavoratrici in Ape sociale e dei contratti a termine negli anticipi». Poche parole, confermate dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che valgono come una conferma delle attese: ci sarà un rafforzamento delle misure di flessibilità attivate l’anno scorso ma non sarà di grande portata. E non sarà accompagnato da alcuno stop allo stabilizzatore automatico della spesa che lega i requisiti di pensionamento all’aspettativa di vita.

Sulla volontà del Governo di procedere con il decreto direttoriale Economia-Lavoro, da adottare entro l’anno per far scattare i nuovi requisiti dal gennaio 2019, la pressione sindacale resta massima. E ieri è stata ribadita dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, al termine dell’incontro convocato al ministero del lavoro da Giuliano Poletti prima del Consiglio dei ministri. Un incontro al termine del quale i leader sindacali hanno lamentato la «mancanza di risposte» e la «grande distanza rispetto agli impegni assunti nella fase due» del confronto sulla previdenza che si è sviluppato negli ultimi mesi.

Il giudizio complessivo dei sindacati arriverà quando saranno confermati tutti i contenuti del pacchetto previdenziale del ddl Bilancio che, per il momento, conta con certezza su due misure. La prima riguarda la maturazione dei requisiti per l’accesso all’Ape sociale, ovvero 63 anni compiuti e 30 di contributi (36 se impiegate in attività gravose) da parte delle lavoratrici: verrà riconosciuto un bonus contributivo di 6 mesi per ogni figlio, con uno sconto massimo di 24 mesi. Seconda misura: potranno accedere all’Ape sociale anche i lavoratori con i requisiti in regola cui scade l’ultimo contratto a termine, a patto che abbiano almeno 18 mesi di contratti di lavoro effettuati negli ultimi tre anni. Potrebbero arrivare 3.000-3.500 accessi aggiuntivi all’Ape sociale nel 2018 per lavoratrici in condizioni di difficoltà, mentre per i contrattisti a termine si parla di 2.500-3.000 apisti aggiuntivi.

Nel pacchetto potrebbe rientrare anche l’allungamento di un anno della sperimentazione (che ancora non è partita) dell’Ape volontaria e una semplificazione della Rita, la rendita integrativa temporanea anticipata, cui si potrebbe accedere con un anticipo maggiore anche di qualche anno rispetto ai requisiti Ape. Misure non sufficienti per i sindacati. Per Susanna Camusso (Cgil): «Serve un atto normativo che sospenda l’aumento dell’aspettativa di vita». «C’è bisogno – ha detto il leader della Uil, Carmelo Barbagallo – di risposte significative sulla fase due della previdenza». Annamaria Furlan (Cisl): «Spero che Gentiloni ci convochi». «Con arroganza il governo non risponde ai problemi e disattende gli impegni che si era preso per la seconda fase di confronto sulle pensioni».

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