Previdenza

Sull’età pensionabile pressing Pd, obiettivo esentare i lavori gravosi

di Marco Rogari

La partita sul rinvio dell’aumento dell’età pensionabile si giocherà dalla seconda settimana di novembre in Parlamento sulle modifiche da apportare alla manovra. Come anticipato ieri dal Sole 24 Ore, il ministero dell’Economia tiene duro ma il Pd, facendo sponda con uno schieramento parlamentare trasversale e con i sindacati, è pronto a chiedere correttivi per ridefinire o bloccare per alcune categorie di lavoratori l’attuale meccanismo. «Le norme volute dal Governo Berlusconi e poi modificate dal Governo Monti sull’aumento automatico dell’età pensionabile vanno riviste», afferma il ministro, e vicesegretario del Pd, Maurizio Martina. Che aggiunge: «I tempi per una discussione parlamentare ci sono tutti». E una delle soluzioni allo studio del Pd per allentare il vincolo dell’adeguamento a 67 anni nel 2019 della soglia pensionabile all’aspettativa di vita certificata dall’Istat è quella di esentare dal “dispositivo” l’elenco dei lavori gravosi collegati all’Ape social.

In alternativa si valuta il ricorso a una misura che induca l’Istat a valutare l’aspettativa di vita per singole tipologie di lavoro, con conseguente rinvio di alcuni mesi del decreto ministeriale (direttoriale) che entro la fine dell’anno dovrebbe dare attuazione per via amministrativa all’innalzamento dell’età. Tra le ipotesi anche quella di un inserimento nel disegno di legge di bilancio di un rinvio secco di sei mesi della decisione amministrativa e di un intervento per costituire una commissione ad hoc chiamata a stabilire l’inadeguatezza dell’attuale dispositivo.

Ma l’opzione più gettonata resta quella di prevedere l’esenzione di una fascia di lavoratori più ampia dei soli lavori usuranti già di fatto esclusi dall’aumento dell’età. Di qui l’idea di evitare l’innalzamento automatico dell’asticella per tutto l’elenco dei lavori gravosi (dai macchinisti, agli edili fino alle maestre d’asilo) collegati all’Ape social, senza però dare il via a uno stop su vasta scala. Il correttivo dovrebbe arrivare con un emendamento al Ddl di Bilancio (che tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima approderà al Senato dove martedì 31 comincerà lentamente il suo cammino parlamentare) da presentare a Palazzo Madama o a Montecitorio. Questa soluzione, che rappresenterebbe un primo passo, permetterebbe anche di evitare ricadute significative sul quadro contabile della manovra pluriennale che già ingloba gli effetti dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni dal 2019 in poi. Resta da vedere quale sarà la posizione del Mef, fin qui contrario a qualsiasi ritocco. Palazzo Chigi non avrebbe gradito la mossa Pd ma non sarebbe del tutto contrario a un compromesso.

A confermare che la partita è aperta è il ministro Giuliano Poletti: «C’è ancora un anno di tempo» per «confrontarsi nel merito». Il Pd spinge. «È giusto ripensare le regole, i tempi ci sono», dice il coordinatore della segreteria, Lorenzo Guerini. Una posizione accolta con favore dal ministro Andrea Orlando e anche da Gianni Cuperlo.

A invitare a una riflessione già nel passaggio della manovra al Senato è Giorgio Santini, capogruppo Pd in commissione Bilancio: dovrebbe essere valutata «una possibilità statisticamente significativa» di quantificare l’apettativa di vita «sulla base di diverse tipologie lavorative» e eventualmente «tutelare i lavori gravosi». A ribadire che i lavori «più faticosi scontano una aspettativa di vita meno favorevole» è il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) che a luglio era stato promotore dell’appello firmato ada 100 parlamentari per la revisione dell’attuale meccanismo. Per Damiano in manovra va inserita una norma per rinviare di alcuni mesi la decisone amministrativa. Il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (EI) fa notare che «un rallentamento nel passaggio agli annunciati 67 anni impone una corrispondente correzione della legge di bilancio».

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