Previdenza

Effetto crisi sui contributi alle Casse

di Bianca Lucia Mazzei e Valeria Uva

Esplode la morosità nella previdenza privata dei professionisti. Nei bilanci 2016 (ultimi dati disponibili) all’appello mancano 429 milioni dei 5,6 miliardi richiesti. Dall’inizio della crisi il monte contributivo che gli oltre 800mila iscritti non sono riusciti a versare è quasi raddoppiato: nel 2009 era 242 milioni.

Il dato emerge dalle elaborazioni del Sole 24 Ore del Lunedì su dati forniti dalle principali Casse private. L’incremento riguarda i debiti contributivi assoluti (in rapporto al dovuto infatti, l’aumento resta contenuto nei tre punti percentuali), ma è ben più sostanzioso di quello del gettito dovuto, salito del 34% in parte per la crescita del numero degli iscritti (soprattutto avvocati, psicologi e commercialisti) e in parte per via degli aumenti contributivi decisi dalle Casse dopo la riforma Fornero per garantire la sostenibilità nel lungo periodo.

L’aumento della morosità supera anche il calo dei redditi che i professionisti hanno accusato negli anni scorsi:  a fronte di maggiori debiti per il 77%, la diminuzione dei redditi reali, secondo l’ultimo rapporto Adepp, è stata del 18% (seppur con un perimetro leggermente diverso) .

Senza contare, poi, che ai dati dell’inchiesta, vanno aggiunti quelli degli oltre 168mila tra architetti e ingegneri per i quali Inarcassa non ha fornito elaborazioni comparabili. Secondo il bilancio 2016, l’Ente ha chiuso l’anno con un monte crediti di 883 milioni, di cui 300 non scaduti. «Sulla rimanente quota di circa 580 milioni di euro - si legge nel documento contabile - risultano avviate, in base alla procedura interna di gestione e recupero del credito, azioni per circa 236 milioni di euro, pari al 41% dell’importo dei crediti scaduti». «Del resto - riconosce il presidente di Inarcassa, Giuseppe Santoro - la crisi ha eroso i redditi degli architetti e degli ingegneri più di quanto non sia stato registrato dalle altre professioni».

Ma il crollo dell’immobiliare ha pesato anche sui geometri, spingendo la morosità al 22,7% (+6% dal 2009). «Bisogna considerare la congiuntura economica negativa che ha colpito il settore e le professioni che vi operano - dichiara Diego Buono, presidente Cipag -. Per questo abbiamo previsto strumenti che consentano di sanare le posizioni in modo agevolato».

Restano sopra il 10% di insoluti anche agronomi e geologi riuniti in Epap (ma la Cassa che comprende anche chimici ed attuari) ha ridotto il numero degli irregolari dai 6.322 del 2015 agli attuali 4.075.

Morosità al 14,4% e in lieve aumento per i consulenti del lavoro, che hanno subito anche un forte incremento del prelievo: dal 2009 al 2016 l’importo complessivo è infatti quasi raddoppiato. «La crisi ha ridotto i volumi di affari e di conseguenza il gettito - spiega il direttore di Enpacl, Fabio Faretra - ma la morosità si mantiene su un livello fisiologico».

Evasione in lieve crescita pure per i biologi. Anche Tiziana Stallone, presidente di Enpab sottolinea: «Non ci sono stati aumenti sensibili ma dal 2012 solo difficoltà economiche dovute alla crisi».

Lieve calo, al contrario, per gli avvocati (la morosità è passata dall’11,2 al 10,9%), il cui numero è però cresciuto del 41 per cento. Nel 2016 la Cassa forense ha avviato 22.724 procedure esecutive e un aiuto al recupero arriverà anche dalla rottamazione delle cartelle esattoriali ex Equitalia cui hanno aderito 11.970 legali.

Restano sotto la soglia del 10% sia gli psicologi sia i commercialisti. Per entrambe le categorie, il periodo 2009-2016 ha portato un forte aumento degli iscritti: quasi +66% per gli psicologi e + 25% per i commercialisti. Nel 2016 la Cassa dei dottori commercialisti ha accertato - fra contributi e maggiorazioni - 12,5 milioni di euro (relativi a tutte le annualità non prescritte) riguardanti 7.565 professionisti: di questi, ad oggi, ha incassato 2,2 milioni.

In controtendenza i periti industriali (Eppi): dal 2009 al 2016 i crediti sono scesi dal 7,4 al 3,7 per cento, nonostante l’incremento del contributo soggettivo, passato dal 10% del reddito del 2012 al 18 % a regime dall’anno prossimo.

Tra i motivi del successo una rinnovata azione di recupero ma anche il fatto che la categoria è restata abbastanza al riparo dalla crisi, poiché tra le specializzazioni prevale l’impiantistica, un settore rimasto indenne.

Morosità fisiologica per i medici e dentisti di Enpam (sia dipendenti che liberi professionisti). Nel periodo 2009-2015 l’Ente non ha incassato meno del 2% delle somme dovute (circa 40 milioni su due miliardi totali). Ma la Cassa aveva giocato d’anticipo dando (dal 2014) la possibilità di rateizzare i contributi, con i soli interessi legali. Una soluzione gradita: nel 2015 la dilazione è stata preferita dalla metà degli iscritti. «Funziona- spiega il presidente Oliveti - perché dà la flessibilità che serve ad affrontare i periodi di difficoltà, lasciando la libertà di concordare piani di rientro personalizzati». Enpam ha scelto di gestire in proprio riscossione e recupero.

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