Previdenza

Sulla previdenza troppe fake news

di Stefano Patriarca

Le fake news in economia non hanno un luogo d’origine preferito: può essere in un convegno, sotto le luci di un palco o della tv. In cattedra, con tecnici non sempre animati da spirito di obiettività, o consulenti che cadono in misunderstanding.

Imperversano così improbabili ricostruzioni della spesa pensionistica che sarebbe (togliendo questo e quello, e sottraendo altro…) tra le più basse d’Europa e se ne deriva che le riforme che abbiamo fatto sarebbero in buona sostanza la conseguenza del fatto che l’Istat comunica in Europa dati sbagliati. Tutto sarebbe una colossale turlupinatura che fa intravedere l’ombra di un golpe “statistico” internazionale.

Sull’Ape sociale, un ammortizzatore a totale carico dello Stato per lavoratori over 63, vi è ancora chi nei talk show sostiene che sia un prestito da restituire! Sull’Ape volontario si fanno calcoli che prescindono da quello che dice la legge. In una trasmissione televisiva si è arrivati a sostenere che l’Ape sia una truffa perché il prestito ha un tasso da usura del 30%: si è confuso il tasso di interesse (2,95%) con la quota di interessi nella rata dei primi anni di restituzione, secondo il tipico schema di ammortamento alla francese

Con Ape e Rita si sperimenta (primi a livello internazionale) l’uscita flessibile non con i pre-pensionamenti anticipati o con le baby pensioni, strumenti responsabili da soli di circa 30 punti degli attuali 132 di peso del debito sul Pil, ma con i “redditi ponte” che non sono pensioni, non aumentano la spesa pensionistica, e che sono gratuiti a carico dello Stato (Ape sociale) per chi è in condizioni di bisogno economico o sociale o di salute, oppure volontari (Ape volontario e Rita), per chi non è in tali condizioni ma vuole avere la libertà di scegliere valutandone la convenienza e il costo,dimezzato da una detrazione fiscale per tutti, è di circa l’1,5-1,6% per ogni anno di anticipo.

Le oltre 22mila domande di certificazione e le oltre 190mila consultazioni del simulatore in 3 settimane dimostrano l’interesse. L’informazione completa è essenziale e non a caso la norma stessa ha disposto la costruzione del simulatore presso l’Inps. Sarebbe certamente utile, ad esempio, che esso comunichi il livello netto della pensione prevista come base per l’Ape o migliori la rappresentazione dei dati di costo.

L’informazione economica delle amministrazioni è spesso o carente o ridondante. Eppure abbiamo la fortuna di avere in Italia una buona comunicazione dell’Istat, considerato internazionalmente uno dei migliori istituti di statistica, grazie ai tecnici di ottimo livello che vi lavorano (usciti, in grandissima parte da università pubbliche italiane) e autorevoli presidenti . Ma spesso vi è una stravagante competizione sul terreno della produzione dei dati tra amministrazioni che estraggono dati dagli archivi amministrativi spesso non adeguati se non sottoposti a un trattamento statistico costoso sia in termini di risorse e che di competenze. Tale compito va affidato all’Istat per il ruolo e le competenze che ha.

Ma mancano anche campagne informative sulle nuove normative e i cittadini non utilizzano gli strumenti banalmente perché non li conoscono e ciò non può gravare solo su Inps. Purtroppo non basta un simulatore o una busta arancione per trasformare in limpido e azzurro l’orizzonte dei giovani. Occorre migliorare l’informazione e smettere di raccontarsi pietose bugie, perché il welfare italiano deve essere migliorato con una robusta iniezione bivalente di equità e di verità, e non più la monodose di morfina.

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