Previdenza

Pensioni anticipate in crescita del 25%, età media a 63,5 anni

di Davide Colombo

Nel 2017, anno in cui sia i requisiti di età per la vecchiaia sia quelli di anzianità per la pensione anticipata sono rimasti immutati, Inps ha erogato 516.706 nuove pensioni (+6,3% se si considerano le decorrenze rispetto a quelle del 2016). Risultano in crescita del 16,4% le anticipate (che salgono da 120.371 a 140.193) mentre le nuove pensioni di vecchiaia decorrenti nello stesso anno sono salite del 24% (da 125.436 a 155.592). Sono questi i numeri principali offerti dall’aggiornamento Inps sui flussi di pensionamento che riguardano le principali gestioni. Ma ieri l’Istituto guidato da Tito Boeri ha anche diffuso le statistiche in breve sulle pensioni vigenti al 1° gennaio scorso e liquidate nel 2017 (documento quest’ultimo che contiene anche una coda di assegni liquidati l’anno scorso e la cui decorrenza risale al 2016). Utilizzando questo secondo set di dati statistici che comprende alcune prestazioni assistenziali e altri fondi non considerati nel primo documento, si apprende che l’età media di pensionamento alla decorrenza è stato di 63 anni e 5 mesi, contro i 63 anni e 2 mesi del 2016 per le pensioni di vecchiaia e anticipate, mentre si è saliti a 66 anni e 4 mesi (contro i 66,2 del 2016) se si considerano tutte le pensioni previdenziali liquidate, ovvero anche le invalidità e gli assegni ai superstiti.

L’età effettiva media di pensionamento ancora largamente al di sotto dei 66,7 anni (limite di vecchiaia) dipende naturalmente dall’ampio flusso di nuovi ritiri anticipati e flessibili (nel solo fondo pensioni lavoratori dipendenti questa voce passa da 78.069 decorrenze 2016 a 88.743 dell’anno scorso; +13,6%). Com’è noto i requisiti per l’anticipo l’anno prossimo saliranno ancora arrivando per gli uomini a 43 anni e tre mesi di contribuzione (un anno di meno per le donne) ma le forze politiche uscite vincenti dalle elezioni hanno annunciato interventi che potrebbero scongiurare questo scatto. Sempre considerando le Statistiche in breve si apprende che a fine 2017 le pensioni vigenti, con esclusione del settore pubblico ed ex Enpals (spettacolo) erano 17,88 milioni, uno stock che comprende anche 1.112.163 nuove pensioni liquidate (circa il 49% di natura assistenziale) per una spesa aggiuntiva di 10,8 miliardi (su un valore complessivo di 200,4 miliardi; tre miliardi in più del 2016). L’anno scorso le pensioni anticipate liquidate ai lavoratori privati (anche con decorrenza a partire dal 2016) sono state 160.142 con una crescita del 25,35% rispetto al 2016. In pratica le pensioni anticipate rispetto all’età di vecchiaia prevista per il 2017 (66 anni e sette mesi per gli uomini, 65 anni e 7 mesi per le dipendenti private, 66 anni e un mese per le autonome) sono state più della metà (il 52,6%) di quelle complessive di vecchiaia, anticipate e prepensionamenti.

Oltre il 70% dei trattamenti è risultato inferiore ai 1.000 euro al mese con un picco per le donne (l’86% delle prestazioni è inferiore a questa cifra). Ma attenzione. Bisogna tener conto del fatto che si tratta di pensioni e non di pensionati, questo dato medio comprende per esempio di assegni ai superstiti e poiché molti possono contare su più trattamenti la percentuale delle persone che sono sotto questo importo considerando l’intero reddito da pensione è più bassa (era del 39,1% nel 2016).

Guardando alle pensioni di invalidità civili, infine, si ritrova la consueta divergenza tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno si viaggia su 66,6 assegni ogni 1.000 abitanti, un dato quasi doppio rispetto al Nord. Sull’insieme delle pensioni vigenti a inizio del 2018, il 45,3% delle 3.045.676 prestazioni agli invalidi civili sono erogate a persone residenti nel Mezzogiorno e nelle Isole. Se la media italiana è di 50,3 pensioni agli invalidi civili ogni 1.000 abitanti al Nord sono 37,4, al Centro 52,2 e al Sud 66,6. Anche per le pensioni e gli assegni sociali (861.811 nel complesso) c’è uno squilibrio significativo tra le aree del Paese con 7,7 prestazioni di questo genere ogni 1.000 abitanti al Nord, 14 al Centro e 23,2 al Sud.

L’andamento pensionistico

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