Previdenza

Pensioni più leggere con i coefficienti validi nel prossimo biennio

di Matteo Prioschi

L’aumento della speranza di vita non solo allontana la pensione, ma la rende meno ricca. Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale di venerdì 8 giugno del decreto 15 maggio 2018 del ministero del Lavoro di concerto con quello dell’Economia, sono stati ufficializzati i coefficienti di trasformazione da applicare alla parte contributiva degli assegni che verranno liquidati nel 2019 e nel 2020. E i moltiplicatori sono meno generosi di quelli del triennio 2016-2018.

Le regole

Il coefficiente trasforma in pensione il montante previdenziale accumulato dal lavoratore ed è più conveniente per chi si ritira dal lavoro con un’età maggiore. L’anno prossimo, per esempio, il valore applicato a un 60enne sarà pari al 4,532%, mentre per un 67enne si sale al 5,604 per cento. Ciò significa che un montante di 100mila euro genererà una quota di pensione contributiva pari a 348 euro lordi mensili per il più giovane e 431 euro per il più anziano.

Questo meccanismo si applica solo alla parte contributiva della pensione: per chi aveva già 18 anni di contributi versati alla fine del 1995, la quota contributiva si applica agli anni lavorati dal 2012, mentre per tutti gli altri si applica agli anni di contributi dal 1996 in poi.

Gli effetti

L’aggiornamento dei coefficienti serve per “calmierare” l’effetto economico dell’incremento dei requisiti anagrafici per andare in pensione. Quale conseguenza dell’aumento della speranza di vita, nel 2019 la pensione di vecchiaia, ad esempio, si raggiungerà a 67 anni (con applicazione del coefficiente 5,604%), mentre oggi sono sufficienti 66 anni e 7 mesi (coefficiente 5,169%). Quindi il primo assegno previdenziale si otterrà più tardi e con un coefficiente leggermente più basso. Tuttavia, dato che si lavorerà 5 mesi in più, il montante contributivo accumulato sarà un po’ più elevato e questo più o meno compenserà il meccanismo di trasformazione meno favorevole.

Ipotizzando, invece, che età e contributi accumulati non cambino, nel 2019 a 67 anni si maturerà una pensione più bassa rispetto a quest’anno, perché il coefficiente di trasformazione passerà dall’attuale 5,700% a 5,604% e di conseguenza un montante di 200mila euro, integralmente convertito con il sistema contributivo, produrrà un assegno mensile lordo di 862 euro invece di 876.

Nella tabella allegata al decreto pubblicato c’è un’altra novità e cioè il coefficiente relativo ai 71 anni di età. Attualmente il periodo di pensionamento preso in considerazione va da 57 a 70 anni, tuttavia dato che la speranza di vita si è allungata, il prospetto valido dall’anno prossimo si estende da 57 a 71 anni.

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