Previdenza

Cassa commercialisti scommette sui giovani

di Federica Micardi

I giovani e il loro futuro al centro del dibattito che si è svolto ieri a Caserta durante l’incontro organizzato dalla Cassa di previdenza dei dottori commercialisti nell’ambito del programma «Previdenza in Tour 2018».

Si è parlato della legge di bilancio, delle esigue risorse dedicate a incrementare gli investimenti - poco meno di 2 miliardi di euro -, di quanto gli ultimi governi abbiano dimenticato i giovani non dando risorse alla scuola, togliendole al progetto di alternanza-lavoro - che in altri Paesi ha dato risultati interessanti - e dello scarso impatto che la quota 100 avrà sull’ingresso delle nuove leve.

«La correlazione tra uscita degli anziani e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro - ha affermato l’economista Veronica De Romanis - non è comprovata dai fatti. Anzi, su questo fronte le esperienze hanno dimostrato che questa correlazione non c’è». Per non parlare del reddito di cittadinanza, che secondo Michel Martone, docente di diritto del lavoro alla Luiss, sarà un disincentivo verso la ricerca di un impiego.

La questione dei giovani sta a cuore alla Cassa dei dottori commercialisti: «Le delibere che abbiamo approvato nel novembre del 2017, e in attesa del nullaosta ministeriale - afferma il presidente della Cassa Walter Anedda -, vanno esattamente in questa direzione. Non si tratta di un aiuto economico a chi decide di intraprendere questa professione, ma piuttosto un investimento per la Cassa che avrà un ritorno. I giovani ci chiedono di ridurre i contributi da versare - prosegue Anedda - ma una simile politica nel lungo periodo andrebbe a loro svantaggio.

Se invece la Cassa si accolla delle spese che loro dovranno comunque sostenere, penso all’assicurazione professionale obbligatoria che potremmo finanziare per tre anni, o alle spese per avviare lo studio, per loro sarà una leva importante e per la Cassa un investimento».

In merito alle politiche messe in campo dal Consiglio nazionale della categoria Anedda evidenzia che la professione oggi è troppo sbilanciata sulla contabilità, in un mercato che è destinato a cambiare profondamente: «Penso alla dichiarazione Iva precompilata, di cui si sta già parlando, e ai servizi contabili gratuiti che altri soggetti potrebbero offrire perché interessati alla mole di informazioni che potrebbero ottenere e su cui potrebbero guadagnare».

Le specializzazioni e la consulenza per Anedda sono sicuramente una chiave, ma bisogna anche saper anticipare le esigenze dei clienti e creare nuovi mercati. «C’è un mondo che noi non stiamo aggredendo. Per esempio le leggi sulla privacy, nate anni fa in Europa e oggi operative in Italia, possono essere aggredite dalla professione nel suo complesso e non solo da alcuni studi professionali attrezzati. È necessario giocare d’anticipo. Stando più attenti alle normative europee potremmo prepararci per tempo e ampliare le nostre attività».

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