Previdenza

Datori di lavoro senza i dati Uniemens per recuperare gli anticipi di Anf

di Barbara Massara

Ai datori di lavoro mancano i dati da inserire nel flusso Uniemens per recuperare gli assegni del nucleo familiare (Anf) anticipati ai dipendenti. È questa la conseguenza del messaggio1777/19 di pochi giorni fa, in cui l’Istituto ha precisato che nonostante da maggio sia a regime la nuova procedura di gestione delle domande di Anf, i datori devono continuare a inserire nell’Uniemens tutti i vecchi dati almeno fino al flusso di competenza giugno 2020. I nuovi elementi, invece, dovranno essere inseriti dal prossimo flusso di luglio (si veda «Il Sole 24 Ore» del 10 maggio scorso).

Il problema è che le aziende, per le domande presentate dal 1° aprile 2019, non dispongono più dei dati relativi al numero dei componenti del nucleo, alla relativa classe di reddito o al numero della tabella Anf applicabile, in quanto la domanda è presentata solo all’Inps, che istruisce e gestisce la pratica e quindi conosce in via esclusiva tali dati. Infatti, nel flusso Xml che l’Inps rilascia ai datori o ai delegati per consentire l’erogazione dell’assegno, oltre al codice fiscale del dipendente ed eventualmente del destinatario, sono presenti solo l’importo giornaliero dell’Anf e quello massimo mensile. Non c’è invece traccia degli altri dati, che secondo le ultime istruzioni i datori sono comunque obbligati a inserire, dati che conosce solo chi riceva la domanda di Anf e la gestisce fino ad individuare in base al numero dei componenti del nucleo, alla classe di reddito e alla tabella applicabile l’importo della prestazione spettante.

Poiché per le domande presentate dal 1° aprile il datore non dispone di questi dati, è impossibilitato a inserirli nei prossimi flussi Uniemens di maggio e a giugno, con il rischio che il relativo invio rimanga bloccato. Per evitare tale rischio, è indispensabile un intervento dell’Inps.

Non è neppure giusto che le aziende, pur di essere in grado di trasmettere il flusso con il recupero dell'Anf, chiedano comunque al dipendente di inviargli la domanda cartacea, al fine di prelevare i dati necessari nonchè gestirli per individuare la tabella applicata dall’Istituto. La nuova procedura di gestione dell’Anf, infatti, per quanto abbia ridimensionato il ruolo datoriale, sta creando in questa fase iniziale molte difficoltà nelle aziende, ma anche lamentele dei dipendenti, che devono attendere di più prima di incassare l’importo dell'Anf.

Poiché tra quando i dipendenti presentano la domanda e quando la stessa viene accolta e poi comunicata dal dipendente stesso al datore possono passare dei mesi, la nuova attività aziendale di interrogazione della procedura e prelievo dei dati degli Anf da erogare, rischia di essere di difficile pianificazione e di comportare una gestione abituale degli arretrati.

Per questo è opportuno che il dipendente comunichi al datore non solo l’accoglimento della domanda di Anf presentata, ma anche il periodo a cui questa si riferisce. In questo modo i datori sapranno per quali specifici mesi devono consultare l’applicativo Anf e non rischiare di dover andare a ritroso di cinque anni per ciascun lavoratore richiedente.

Il messaggio n. 1777 dell'Inps

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