Previdenza

Reddito, il 37% dei destinatari aveva già il Rei

di Giorgio Pogliotti

Oltre 248mila nuclei familiari in precedenza percettori del reddito di inclusione figurano tra i 674mila che a fine maggio risultavano beneficiari del reddito o della pensione di cittadinanza. Circa il 37% delle domande accolte dall’Inps, dunque, godeva già di una forma di sostegno economico. In quasi 243mila sono passati al reddito e in più di 5mila sono compresi tra gli 81mila che al 30 maggio hanno ottenuto la pensione di cittadinanza. La gran parte(170mila) proviene dal Sud e dalle Isole.

Dallo scorso 1° marzo il reddito di inclusione non può essere più richiesto e da aprile non è più riconosciuto (né rinnovato); per quanti lo hanno avuto riconosciuto in precedenza è prevista la possibilità di continuare ad averlo per la durata inizialmente prevista, o di presentare domanda per il reddito o la pensione di cittadinanza. L’importo medio mensile del Rei pagato nel 2018 è stato di 295,88 euro, con una forte oscillazione a livello territoriale; si va dai 237 euro della Valle d’Aosta ai 327,63 euro della Campania. Mentre il Rdc, pur avendo requisiti più stringenti (sono richiesti 10 anni di residenza di cui gli ultimi 2 continuativi contro i 2 anni del Rei), ha finora avuto un importo medio più alto, pari a 540 euro (per la pensione di cittadinanza l’importo è sensibilmente più basso, 210 euro).

Complessivamente hanno beneficiato del Rei 462mila nuclei familiari pari a 1,3milioni di persone, mentre del solo Rdc a fine maggio erano 593mila i nuclei beneficiari per un totale di 1,4 milioni di persone. In attesa di avere dati ufficiali dall’Inps, recentemente il presidente Pasquale Tridico ha aggiornato i numeri annunciando che le domande dalle precedenti 1,2 milioni sono salite a oltre 1,3 milioni, e calcolando un tasso di rifiuto medio del 26%, si attende di arrivare «a un milione di domande accolte»; questo dato «se consolidato ci permette di avere un risparmio rispetto ai 5,9 miliardi di euro stanziati per il 2019 di circa 800 milioni».

Fin qui la comparazione delle due principali misure di sostegno ala povertà. Quanto alle politiche attive, il Rdc parte in grande ritardo. Alla scadenza di ieri, alle Regioni ancora non sono stati inviati gli elenchi dall’Anpal con i nominativi dei percettori del Rdc e dei loro familiari da contattare. Il risultato è che i centri per l’impiego non hanno ancora avviato le chiamate (con contatti telefonici o con invio di sms o email), per fissare un appuntamento per la stipula del Patto per il lavoro. «In mancanza degli elenchi da parte di Anpal i centri per l’impiego non sono in condizione di operare - spiega l’assessore al Lavoro della Regione Lazio, Claudio Di Berardino -. L’Anpal è in palese ritardo e finora ha fornito solo un elenco cartaceo con 6mila nomi, utilizzabile se le persone si presentano spontaneamente». Dal Lazio alla Toscana è lo stesso allarme, così come in Lombardia, dove l’assessore regionale al Lavoro, Melania Rizzoli, parla di «una situazione di difficoltà estrema». In questo contesto siamo già ben oltre la scadenza della legge istitutiva del Rdc che stabiliva la convocazione «entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio».

L’Agenzia nazionale delle politiche attive spiega che siamo in una fase di “staging”, i tecnici Anpal con quelli delle Regioni stanno testando il funzionamento dei sistemi informatici, per garantire il dialogo con il sistema centrale. Ma gli assessori regionali, allarmati sull’incertezza dei tempi - si era parlato di alcune settimane - hanno scritto all’Anpal che ieri ha precisato: questa fase transitoria durerà 48 ore, ovvero fino a domani.

Una volta ottenuti gli elenchi con i nominativi, sarà fissato l’appuntamento al centro per l’impiego; prima della stipula del Patto per il lavoro andrà compilata la dichiarazione di immediata disponibilità (Did): l’Anpal stima che quasi tutti i richiedenti ne siano in possesso. Ma i loro familiari, se sprovvisti di Did avranno 30 giorni per mettersi in regola, pena la decadenza dal sussidio per l’intero nucleo familiare.

Ci sono ancora altri due fattori di incertezza. Il decreto firmato dal ministro Di Maio con l’assegnazione delle risorse per le complessive 5.600 assunzioni delle Regioni e il potenziamento infrastrutturale dei centri per l’impiego è ancora alla Corte dei conti. In questo contesto anche la scadenza del 30 giugno per la pubblicazione dei bandi regionali per le assunzioni è destinata a slittare. E mentre ieri Anpal servizi ha pubblicato sul sito l’elenco con le graduatorie dei vincitori e degli idonei della selezione dei 2.980 posti di navigator, ancora deve essere firmata la convenzione tra Regioni e Anpal a livello centrale sui loro compiti, che dovrà poi essere recepita dalle convenzioni stipulate con le singole regioni. Domani è previsto un incontro. Senza questa intesa, ha spiegato lo steso presidente di Anpal, Domenico Parisi, non si potrà procedere alla contrattualizzazione dei navigator.

Reddito di cittadinanza e Rei

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