Previdenza

Assegno Inps al via per oltre 10mila dipendenti Pa

di Claudio Tucci

Parte quota 100 nella Pa: ad agosto escono 10.336 dipendenti pubblici, e di questi, 8 su 10 circa provengono da enti locali (5.694) e sanità (2.344, si tratta di paramedici, amministrativi e tecnici, oltre che di medici e veterinari). Altri 1.162 sono le istanze, sempre con decorrenza richiesta agosto 2019, inoltrate dal personale di ministeri e agenzie fiscali; le restanti, poco meno di 700 domande, arrivano da altri comparti, enti di previdenza, autorità indipendenti, università, enti e istituzioni di ricerca.

I primi numeri ufficiali sull’impatto nelle gestioni pubbliche delle nuove regole di flessibilità pensionistica introdotte l’anno scorso sono stati forniti ieri dall’Inps. Il 1° settembre toccherà alla scuola, il settore statale più “popoloso”, e anche qui si annunciano dati piuttosto consistenti (i sindacati del comparto, da giorni, stimano un numero record di supplenze con l’avvio del nuovo anno, intorno alle 150mila cattedre, che dovranno, pertanto, essere assegnate a un docente con contratto a termine).

Nel privato, invece, la formula che, come noto, consente di andare in pensione anticipata con almeno 62 anni di età e 38 di contributi, è operativa da aprile (ma finora, almeno stando sempre ai numeri Inps, non sembra aver avuto un boom di richieste).

Cgil, Cisl e Uil si mostrano preoccupate, con una Pa già sotto organico (di circa 250mila lavoratori - frutto del blocco del turn-over del passato), e il rischio - anche legato a un’età media piuttosto elevata - di un’ondata di uscite nel prossimo triennio. Buchi che si sentono, o a breve si sentiranno, soprattutto nelle amministrazioni direttamente al servizio del cittadino. E infatti gli addii, almeno stando alla prima tranche di quota 100, si concentrano proprio negli ospedali e negli enti locali (comuni, regioni, province).

Un vero e proprio campanello d’allarme lo lancia il sindacato medici e dirigenti sanitari del Ssn Anaao Assomed: secondo proprie stime, infatti, tra il 2019 e il 2021, utilizzando quota 100, possono chiedere di andare in pensione tutti i dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale (Ssn) nati tra il 1954 e il 1959: sei classi che corrispondono a 38mila camici bianchi su 105mila. Anche ipotizzando, per via delle penalizzazioni previste dalla legge - che vanno dai limiti alla libera professione al divieto di cumuli - che usciranno effettivamente 24mila medici, vale a dire 8mila l’anno, la situazione nella sanità rimane molto delicata.

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