Previdenza

Reddito di cittadinanza, certificazione limitata a pochi Paesi extra Ue

di Matteo Prioschi

Per ottenere il reddito o la pensione di cittadinanza saranno solo i cittadini extracomunitari provenienti da 19 Paesi a dover presentare una certificazione del patrimonio immobiliare posseduto all’estero, rilasciata dallo Stato di origine. Si tratta per lo più di Paesi non particolarmente poveri e con un flusso migratorio limitato verso l’Italia. Inoltre, la dichiarazione non dovrà riguardare il patrimonio mobiliare e la composizione del nucleo familiare.

Il decreto interministeriale Lavoro-Affari esteri del 21 ottobre ridimensiona in modo consistente l’adempimento previsto dall’articolo 2, comma 1 bis, del decreto legge 4/2019 istitutivo del reddito di cittadinanza. Secondo il quale i cittadini extracomunitari, non rifugiati politici e non interessati da convenzioni internazionali specifiche, avrebbero dovuto comprovare la composizione del nucleo familiare, nonché i requisiti patrimoniali e mobiliari richiesti dalla norma italiana tramite una certificazione rilasciata dallo Stato di origine, tradotta in italiano e legalizzata dal consolato italiano. Un adempimento che avrebbe potuto-dovuto rendere complicato a molti extracomunitari l’accesso al reddito e alla pensione di cittadinanza.

In base all’articolo 2 del Dl 4/2019, un decreto interministeriale, atteso entro giugno, avrebbe dovuto individuare i Paesi in cui è «oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni».

Il decreto del 21 ottobre, però, semplifica molto la situazione. Innanzitutto afferma che, in merito alla composizione del nucleo familiare, «non appaiono esservi situazioni che non siano accertabili da parte delle competenti autorità italiane mediante la verifica della residenza anagrafica». Quindi tale informazione non deve essere certificata.

Quanto ai Paesi in cui si può acquisire la documentazione relativa al patrimonio immobiliare, si fa riferimento al rapporto “Doing business” della Banca mondiale, mentre non c’è alcun documento su cui basarsi per la disponibilità di dati sul patrimonio mobiliare.

Ne consegue che il decreto interministeriale, firmato dai ministri 5stelle Nunzia Catalfo e Luigi Di Maio, individua (inversamente a quanto scritto nel Dl 4/2019) i Paesi i cui cittadini devono attestare solo il valore del patrimonio immobiliare detenuto all’estero dichiarato a fini Isee. E nell’elenco troviamo, tra gli altri, la Svizzera, Singapore, Giappone, Regno del Buthan, Nuova zelanda, Repubblica di San Marino. Assenti quasi tutti i Paesi africani e medio orientali.

Con il messaggio 4516/2019 pubblicato ieri, l’Inps di conseguenza ha fornito le indicazioni per le domande di reddito presentate finora e tenute in sospeso in attesa del decreto interministeriale. I cittadini di Paesi individuati dal provvedimento dovranno inviare la dichiarazione, mentre per gli altri le domande verranno sbloccate, in presenza di tutta l’altra documentazione necessaria, con l’erogazione di eventuali arretrati.

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