Previdenza

Reddito di cittadinanza e Ferrari, aumentano le denunce per falso

di Ivan Cimmarusti

La chiave per intascare «illecitamente» il Reddito di cittadinanza si nasconde nella Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), il documento attraverso cui si attesta il proprio stato patrimoniale e reddituale. È il primo passo per aggirare i preliminari controlli dell’Inps, considerato che in 15 giorni le richieste sono ricevute, valutate e approvate. Un meccanismo dalle maglie non proprio strette che ha consentito ai “furbetti” di intascare irregolarmente il sussidio.

È nelle pieghe della burocrazia che si sono inseriti 237 residenti nella locride, tutti denunciati. Alcuni sono in carcere con l’accusa di essere affiliati alla ‘ndrangheta, ma ci sono anche proprietari di ville di lusso con Ferrari nel garage e imprenditori e professionisti con partita Iva, che pur avendone l’obbligo, non avevano presentato alcuna dichiarazione dei redditi. Stando ai conteggi della Guardia di finanza di Locri, la frode complessiva ammonta a 870mila euro. A Modena, invece, la polizia locale ha scoperto un finto senza fissa dimora che aveva ottenuto 4mila euro pur essendo intestatario di 78 autoveicoli e di una concessionaria.

Sono solo gli ultimi due casi di un fenomeno che si annuncia vasto, anche se è ancora presto per stabilire quanto sia ampia la truffa sul Reddito. Ma basta vedere i dati della Guardia di finanza relativi al periodo gennaio 2018-maggio 2019 per comprendere quanto siano elevate le frodi sulla spesa pubblica: 157 milioni di euro erogati a 13.570 soggetti che erano riusciti a ottenere agevolazioni in ambito previdenziale, assistenziale e sanitario, senza averne diritto. A questo si aggiunga che in materia di prestazioni sociali agevolate e di indebita esenzione dal pagamento dei ticket sanitari sono stati individuati tassi di irregolarità pari, rispettivamente, al 34,1% e all’88,9%. C’è da dire che già a maggio scorso un’indagine preliminare del Nucleo speciale spesa pubblica della Gdf aveva individuato il rischio di importanti forme di frode sul Reddito. Sulla base di soli accertamenti svolti sulle informazioni disponibili nelle banche dati della GdF, si era ipotizzato un tasso di irregolarità potenziale pari al 58,5 per cento.

Da settembre scorso sono partiti gli accertamenti, dopo la divulgazione della Circolare delle Fiamme Gialle sul Reddito di cittadinanza. Ed è sulla base di quel documento che sono stati individuati i 237 casi calabresi. Per tutti il rischio è la reclusione da due a sei anni in caso di falsificazione dei documenti e da uno a tre anni in caso di omessa comunicazione della variazione del reddito o del patrimonio.

L’indagine è nata da precedenti operazioni: falsi braccianti agricoli, falsi rimborsi fiscali e le inchieste giudiziarie “Le mille e una notte” e “Canada Connection”. Ed è proprio in quest’ultima che è emerso il ruolo di due affiliati alla ‘ndrangheta che da una parte intascavano il Reddito , dall’altra facevano parte di un “sistema” di gestione dei giochi illegali che ripuliva il denaro sporco in Canada. Negli atti i collaboratori di giustizia raccontano di «interessi nella gestione del casinò Rama Resort», situato a Rama nell’Ontario. Un business nelle mani delle più potenti famiglie della locride, tra cui Commisso, Figliomeni, De Maria e Coluccio. Un focus investigativo ha riguardato anche gli imprenditori e i professionisti. Soggetti tutti titolari di partita Iva, i quali – è l’ipotesi – non avevano provveduto agli obblighi fiscali.

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