Previdenza

Con la Brexit transizione soft per le pensioni nel 2020

di Antonello Orlando


La circolare 16/2020 diramata ieri dall'Inps illustra ufficialmente le prossime ricadute della Brexit a livello previdenziale e assistenziale. L'Istituto ha ripercorso l'esito del referendum che ha sancito il recesso del Regno Unito dalla Unione europea ricordando come, a valle dell'accordo di recesso dello scorso 29 ottobre, sia stato stabilito un periodo di proroga di validità delle regole comunitarie in materia di sicurezza sociale che saranno ancora applicate dallo scorso 1° febbraio fino alla fine del 2020.

La circolare richiama tutti gli istituti che nel periodo di transizione continuano a trovare applicazione: sia la collaborazione amministrativa fra i vari enti di sicurezza sociale attraverso il sistema elettronico Eessi, sia in tema di prestazioni pensionistiche.

Per tutto il 2020, dunque, si continua ad applicare ai lavoratori che abbiano contribuzione accantonata presso enti di sicurezza sociale nei vari stati europei e nel Regno Unito la totalizzazione internazionale che consente di cumulare gratuitamente tutti i contributi, anche inglesi, maturati fino al 31 dicembre 2020, ai fini dell'accertamento del diritto e del calcolo delle pensioni italiane anche se la domanda di pensione sarà presentata dopo la fine di quest'anno. Il quadro normativo rimane invariato anche per la maggiorazione sociale e l'integrazione al trattamento minimo.

Continueranno a essere applicate fino al 2020 le norme comunitarie in materia di esportabilità delle prestazioni di disoccupazione e quelle speciale riservate ai lavoratori frontalieri, così come le prestazioni familiari, di malattia, le indennità di maternità e paternità.

I lavoratori inviati in distacco dal Regno Unito verso altri Stati europei e viceversa potranno richiedere l'applicazione della legislazione del Paese di origine con modello A1, ma con validità non successiva al 31 dicembre 2020. Inps chiarisce infine che non è possibile fornire alcuna istruzione per i periodi successivi.

Le ipotesi più realistiche potrebbero portare a una adesione al regolamento europeo analogamente a quanto operato per gli altri paesi dello Spazio economico europeo come la Svizzera, proseguendo anche dopo il 2020 l'applicazione delle regole di coordinamento comunitario in materia di sicurezza sociale al Regno Unito.

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