Previdenza

Pensioni, la resa dei conti è fissata per il 13 marzo

di Davide Colombo e Marco Rogari

Dopo i primi quattro round di confronto con i sindacati la prima resa dei conti sulle pensioni è stata fissata per il 13 marzo. In quell’occasione la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, dovrebbe illustrare la posizione di partenza per una riforma capace di traghettare il sistema al dopo Quota 100 con nuove forme di flessibilità in uscita finanziariamente sostenibili. «A questo punto noi come sindacato abbiamo detto tutto quello che dovevamo ora tocca al governo dire la sua» ha spiegato al termine dell’incontro di ieri sulla previdenza complementare Domenico Proietti, segretario confederale della Uil. A marzo «si farà una sintesi - ha aggiunto Roberto Ghiselli della Cgil - con le stime di costi e le simulazioni sulle nostre proposte della piattaforma e presentando le loro proposte». Ma non è affatto scontato che quando mancherà ancora un mese alla presentazione del Def, l’Esecutivo sia davvero in grado di fornire indicazioni chiare sulle risorse disponibili e la tempistica degli interventi correttivi.

All’incontro di ieri ha partecipato anche il presidente Pasquale Tridico, mentre gli altri interlocutori erano tecnici in rappresentanza del Lavoro e del Mef. Il numero uno dell’Inps ha illustrato la sua proposta di un fondo gestito dall’Istituto per la previdenza complementare che si ponga a metà tra il primo ed il secondo pilastro, a favore dei giovani. Ma i sindacati hanno espresso il loro profondo dissenso, giudicando l’idea negativa per gli equilibri dell’attuale sistema di previdenza complementare che «ha ottenuto ottimi risultati in oltre 20 anni di vita». I sindacati hanno invece presentato proposte unitarie per il rilancio del secondo pilastro previdenziale. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto, in particolare, di riportare la tassazione sui rendimenti dei fondi all’aliquota del 11%, costruendo un modello che vada nella direzione di una fiscalità EET, in linea con quanto avviene in Europa. Mentre il recepimento della direttiva Ue sui Pepp (i fondi pensione pan-europei) dovrebbe essere l’occasione - secondo i sindacati - per sancire la separazione netta tra secondo e terzo pilastro previdenziale. Chiesta, poi, la semplificazione della tassazione delle quote di prestazione maturate per i periodi anteriori al 2007 e l’introduzione di agevolazioni fiscali sulla quota di investimenti in asset alternativi e private market che abbiano come target le aziende italiane.

Sul fronte delle adesioni ai fondi, da rilanciare, sono stati poi proposti l’avvio di un nuovo “semestre di silenzio/assenso” e una campagna informativa istituzionale, aggiungendo la possibilità di rendere periodici i periodi di silenzio/assenso, ad esempio ogni 5 anni. Per il settore pubblico, invece, è stata chiesta l’attivazione di una forma pensionistica compartecipata dal datore di lavoro per comparti oggi privi di previdenza complementare negoziale (professori e ricercatori universitari, operatori del comparto sicurezza, addetti alle forze armate, appartenenti alle carriere diplomatiche e alle carriere prefettizie, i magistrati e gli avvocati dello Stato), con la possibilità di aderire al fondo Perseo Sirio. Ultima richiesta rivolta all’Inps e al ministero del Lavoro: correggere il recente messaggio 413 Inps che, di fatto, sancisce «l’impossibilità per i lavoratori dipendenti di imprese con più di 50 addetti di disporre del Tfr pregresso versato al “fondo Tesoreria”».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©