Previdenza

Per gli ex Inpdap prescrizione allungata

di Fabio Venanzi

Prescrizione rinviata al 31 dicembre 2022 per periodi di competenza fino al 31 dicembre 2015. La conversione del Dl Milleproroghe 2020 conferma il rinvio della prescrizione delle contribuzioni pensionistiche dovute all’ex Inpdap dalle Pa. Già prevista nel Dl 4/2019, la prescrizione di periodi fino al 2014 era sospesa fino a tutto il 2021.

Ora, oltre al rinvio, il differimento opera anche per le contribuzioni dovute ai fini del trattamento di fine servizio e di fine rapporto, amministrate dall’Inps, “dimenticate” nel testo di legge dello scorso anno. A legislazione attuale, i periodi di competenza dal 2016 in avanti, saranno assoggettati agli ordinari termini prescrizionali quinquennali, come previsto dalla riforma Dini del 1995. Pertanto, la contribuzione di gennaio 2016 potrà essere versata entro il 16 febbraio 2021. Dal giorno successivo, sarà prescritta e irricevibile dall’Inps.

Al contrario, la sospensione della prescrizione non opera per i dipendenti di datori non rientranti nel novero delle pubbliche amministrazioni, ancorché il personale abbia mantenuto l’iscrizione alla Gestione dipendenti pubblici. Pertanto, per tali soggetti, i periodi potevano essere sanati, secondo la circolare 117/2018, entro il 31 dicembre 2019. Dal 2020, la regolarizzazione di eventuali periodi prescritti potrà essere sanata mediante costituzione di rendita vitalizia, a cura del datore o del lavoratore.

Al fine di consentire all’Inps la verifica dell’effettiva esistenza del rapporto di lavoro, sarà necessario presentare documenti di data certa. In altri termini, la documentazione prodotta dovrà far escludere che sussistano elementi che la facciano ritenere costituita per fruire della rendita vitalizia. Da ciò deriva che le posizioni assicurative dei lavoratori privati – iscritti all’ex Inpdap – non potranno essere più sistemate sull’applicativo Passweb. Lo scopo della rendita vitalizia è sanare l’evasione contributiva con l’obiettivo di realizzare il medesimo effetto dell’ormai non più possibile adempimento dell’obbligo contributivo. Le Pa hanno meno di tre anni per procedere alla verifica e alla sistemazione delle posizioni assicurative dei dipendenti. Finora la sistemazione si realizzava con il versamento della contribuzione evasa all’epoca, maggiorata di sanzioni e interessi. Con il passaggio alla rendita vitalizia l’onere per gli enti sarà maggiore.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©