Previdenza

A Cig e sostegni 22miliardi, ma è già allarme risorse

di Marco Rogari

Il tentativo di prolungare la Cassa integrazione a tutto dicembre sarà uno dei leit motiv dell’opera di restyling del decretone Rilancio. Anche perché ormai è convinzione quasi unanime che la copertura fino a ottobre con il meccanismo delle 5 settimane più 4 sia insufficiente. Ma sulla strada dell’estensione c’è l’ostacolo risorse. Fin qui tra maxi-manovra anti-crisi e decreto Marzo (il cosiddetto Cura Italia) sono stati destinati agli ammortizzatori e altre misure di sostegno salariale diretto circa 22 miliardi, 7,4 dei quali di contribuzione figurativa: 5,3 miliardi dal Dl varato due mesi fa e 16,4 dall’ultimo provvedimento urgente. Ma non più tardi di mercoledì a lanciare un nuovo allarme è stato l’Ufficio parlamentare del Bilancio nell’audizione alla Camera sulla maxi-manovra anti-crisi.

«Dietro le stime delle risorse» per Cig, Fondo d’integrazione salariale e cassa in deroga, «sembra esserci come ipotesi latente ma cruciale per le coperture - ha sostenuto l’Upb - che, durante le 18 settimane, il ricorso alle integrazioni avverrà mediamente per non più della metà delle ore lavorative». Stime su cui, secondo l’Authority parlamentare dei conti pubblici, «vi è forte incertezza» e anche per questo motivo si «rende necessario mantenere un attento monitoraggio».

La lente dell’Upb si è posata soprattutto sulla voce più costosa de capitolo ammortizzatori, quella della Cassa in deroga. La relazione tecnica del decreto Rilancio fa di fatto riferimento all’ipotesi di una durata media di nove settimane, come già era stato previsto sulla base delle misure adottate con il Dl Marzo, senza quindi considerare, fa notare l’Ufficio parlamentare di Bilancio, l’allungamento reso possibile dal decreto Rilancio. Se tutti i lavoratori con Cig in deroga per l’emergenza Covid «ricevessero il trattamento al 75 per cento per tutte le 18 settimane ora teoricamente possibili, ossia per il doppio di quanto ipotizzato nella Relazione tecnica (9 settimane)- sottolinea l’Upb -, il maggiore onere per i trattamenti in deroga» derivante da entrambi i decreti «non sarebbe più di circa 4,9 miliardi ma di oltre 7,3, con un aumento di 2,4 miliardi che da solo quasi esaurirebbe la dotazione di sicurezza del fondo» per ulteriore finanziamento degli ammortizzatori. Fondo che ha a disposizione 2,7 miliardi. E a questa incognita c’è quella collegata in qualche modo quella relativa al puntellamento delle coperture nel complesso per gli ammortizzatori del Dl Marzo per il quale potrebbero essere necessari 3-4 miliardi da pescare dalla dote della manovra anti-crisi.

Gli ammortizzatori già assorbono circa la metà degli oltre 40 miliardi destinati dai due decreti agli aiuti a lavoratori e famiglie: 25,1 dal Dl Rilancio cui si aggiungono una fetta abbondante dei 6,2 miliardi del contributo a fondo perduto agli autonomi e i 10,3 miliardi del “Cura Italia”.

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