Previdenza

Invalidi, fino a 1,5 miliardi per gli assegni

di Davide Colombo

Una pensione di inabilità da 286,60 euro riconosciuta a un invalido civile totale «è innegabilmente, e manifestamente, insufficiente», non può assicurare il minimo vitale e andrà adeguata. In particolare questi invalidi hanno diritto al cosiddetto «incremento al milione» della pensione di inabilità (oggi pari a 651,51 euro) fin dal compimento dei 18 anni, senza aspettare i 60 anni; un requisito irragionevole poiché «le minorazioni fisio-psichiche, tali da importare un’invalidità totale, non sono diverse nella fase anagrafica compresa tra i diciotto anni (ovvero quando sorge il diritto alla pensione di invalidità) e i cinquantanove, rispetto alla fase che consegue al raggiungimento del sessantesimo anno di età, poiché la limitazione discende, a monte, da una condizione patologica intrinseca e non dal fisiologico e sopravvenuto invecchiamento».

Sono questi i passaggi più significativi della motivazione della sentenza della Consulta del 24 giugno scorso (n. 152) depositata ieri a firma del vicepresidente Mario Rosario Morelli. Il giudice delle leggi aveva dichiarato l’illegittimità dell’articolo 38, comma 4, della legge n. 448 del 2001, là dove stabilisce che i benefici incrementativi spettanti agli invalidi civili totali sono concessi ai soggetti di età pari o superiore a 60 anni, anziché ai soggetti di età superiore a 18. Nel caso concreto, da cui è nata la questione di legittimità costituzionale, si trattava di una persona affetta da tetraplegia spastica neonatale, incapace non solo di svolgere i più elementari atti quotidiani della vita (come lavarsi, vestirsi, alimentarsi), ma anche di comunicare con l’esterno, condizione dipendente dalla menomazione pregressa e non dal superamento di determinate soglie anagrafiche.

Nella sentenza si riconosce all’assegno di accompagnamento, prestazione che si somma alla pensione di inabilità, una funzione «compensativa», rilievo fondamentale per il legislatore che ora dovrà adottare una misura correttiva. Secondo le prime stime circolate in ambienti tecnici la misura potrebbe avere un costo molto variabile: da un minimo di 200 milioni fino a un massimo di 1,5 miliardi, a seconda della scelta fatta sul reddito di riferimento del nucleo familiare o del beneficiario. Siamo ben oltre i 47 milioni stanziati con un emendamento al dl “Rilancio” presentato da FdI e accolto dal governo. Nel 2019 Inps ha pagato 288.300 pensioni di inabilità per invalidi civili totali, per una spesa complessiva di 1,1 miliardi.

La sentenza rileva che la maggiore spesa a carico dello Stato non viola l’articolo 81 poiché sono in gioco diritti incomprimibili della persona. I vincoli di bilancio, dunque, non possono prevalere. Nella prospettiva del «contemperamento dei valori costituzionali», la Corte ha peraltro ritenuto di graduare gli effetti temporali della sua sentenza, facendoli decorrere (solo) dal giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. La Corte ha concluso che resta, comunque, ferma la possibilità per il legislatore di rimodulare la disciplina delle misure assistenziali vigenti, purché sia «garantita agli invalidi civili totali l’effettività dei diritti loro riconosciuti dalla Costituzione».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©