Previdenza

Effetto Covid sui conti Inps, patrimonio già azzerato

di D.Col.

La valanga di prestazioni di cassa integrazione e gli altri sussidi attivati per parare l’impatto della crisi rischia di azzerare o quasi il patrimonio dell’Inps. In un solo anno, con oltre 35,7 miliardi di perdite in formazione, il bilancio dell’Istituto tornerà così sotto la linea che era stata ricostituita appena due anni fa, quando con la legge di Bilancio il governo decise di risistemare i rapporti finanziari tra Inps e lo Stato cancellando 88,8 miliardi di debiti cumulati con le anticipazioni di cassa degli ultimi anni, garantendo un effetto contabile positivo per 61,7 miliardi. Inps nel 2019, anno del debutto di “Quota 100” e del Reddito e la pensione di cittadinanza, ha chiuso con perdite per 7,2 miliardi (dopo i 7,8 del 2018), un risultato che ha ridotto il patrimonio da 47 a 39,7 miliardi. Senza le extra-spese per Covid-19 il “nuovo” saldo 2018 si sarebbe azzerato, secondo le stime dei contabili, in una decina di anni, visto che lo Stato ha deciso comunque di continuare a coprire parte delle prestazioni Inps con il suo strano mix di “trasferimenti a titolo definitivo” e “anticipazioni”. Una voce, quest’ultima, iscritta nelle passività che anno dopo anno erodono il patrimonio netto. Nel nuovo scenario determinato dall’emergenza, e con la scelta di non fiscalizzare le nuove prestazioni straordinarie, l’annullamento patrimoniale si realizza subito.

Gli ultimi dati sulla situazione contabile dell’Istituto, da cui, è bene ricordarlo sempre, non dipende la continuità o meno delle prestazioni perché la liquidità è assicurata dal bilancio dello Stato, arrivano dal Rendiconto 2019 proposto dal nuovo Cda e che ieri è stato approvato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza, presieduto da Guglielmo Loy.

I 35,7 miliardi di nuove perdite che si determineranno quest’anno sono per il 40% dovute a un calo delle contribuzioni e per il 60% circa al boom della cassa integrazione ordinaria, una voce delle gestioni di prestazioni temporanee Inps che l’anno scorso s’era fermata a 1,38 miliardi, con poco più di 575mila beneficiari, in calo rispetto al 2018. Al contrario nel 2019 sono stati pagato oltre 17 miliardi per le indennità di disoccupazione. Con l’emergenza Covid-19 le cifre saranno ben diverse e a parti invertite, anche se i dati in circolazione sul “tiraggio” della cigo sollevano qualche dubbio.

L’anno scorso Inps ha registrato uscite per 356,5 miliardi (+2,8% rispetto al 2018) e riscosso 59 miliardi come sostituto d’imposta (+4,8), mentre le entrate contributive sono state pari a 236,2 miliardi (+2,2) e le entrate dalla fiscalità generale 114,27 miliardi (+8,1%). Guardando alle diverse gestioni pensionistiche è da registrare il continuo appesantimento del settore pubblico, che ha chiuso con un disavanzo di 12,4 miliardi (2,4 in più del 2018). Le altre gestioni pensionistiche in rosso sono quelle degli artigiani (-5,4 miliardi contro i -6,5 del 2018) e le gestioni coltivatori diretti e commercianti, entrambe con disavanzi sui 2,7 miliardi. Vale ricordare che negli ultimi due anni la pubblica amministrazione ha perso 190mila addetti. Un numero non compensato da nuove assunzioni. Nel 2019 gli iscritti alle gestioni pubbliche Inps erano 3.301.000, mentre le pensioni erano 2.998.840.

«Il Civ Inps, approvando un bilancio pre-Covid, quello del 2019, ha voluto scattare una fotografia dalla quale emerge la necessità di accelerare quei processi che hanno impedito di rendere esigibili gli investimenti in informatica e patrimonio strumentale e ottimizzare le risorse per la riqualificazione del personale. Investimenti ancor più urgenti per rafforzare la mission mutualistica e previdenziale dell’istituto. Qualità dei servizi, accesso ai dati condiviso, coinvolgimento del partenariato, nuovo regolamento di contabilità, interventi sul fondo svalutazione crediti con la evidenza di quelli inesigibili sono le precondizioni per attestare l’istituto a gestire un anno, il 2020, molto problematico dal punto di vista economico e finanziario» ha dichiarato al Sole24Ore il presidente del Civ, Guglielmo Loy.

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