Previdenza

Blocco licenziamenti, ancora scontro. Confindustria: costi pesanti per lo Stato

di Giorgio Pogliotti

Sul blocco dei licenziamenti è scontro dentro e fuori la maggioranza di governo. La proroga generalizzata del divieto fino al 31 dicembre è sostenuta da M5S, con la proposta formulata dal ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, da una parte del Pd, Leu, con Cgil, Cisl e Uil che minacciano uno sciopero generale il 18 settembre, se verrà anticipata la scadenza. Critici, invece, il ministero dell’Economia, una parte del Pd, Iv e Confindustria che lancia un monito: «Se l’Esecutivo intende ancora protrarre il divieto dei licenziamenti, il costo per lo Stato sarà pesante».

In questo quadro il premier Giuseppe Conte sta cercando in extremis di mediare per sciogliere l’ultimo nodo del Dl agosto; ieri per tutta la giornata sono proseguiti i confronti a Palazzo Chigi con i capi delegazione dei partiti di maggioranza e i ministri competenti. Secondo una nuova bozza del Dl, il blocco dei licenziamenti è prorogato fino al 31 dicembre, ma a partire dal 15 ottobre sono esclusi i datori di lavoro che non utlizzano gli ammortizzatori sociali per l’emergenza Covid-19. Ma il ministro Catalfo insiste su una proroga generalizzata fino alla fine dell’anno dell’attuale blocco dei licenziamenti, iniziato il 17 marzo e in scadenza il 17 agosto.

«Come correttamente osservato dall’Ocse e da numerosi economisti - osserva Confindustria- il divieto per legge assunto in Italia – unico tra i grandi paesi avanzati – non ha più ragione di essere ora che bisogna progettare la ripresa. Impedisce ristrutturazioni d’impresa, investimenti e di conseguenza nuova occupazione. Pietrifica l’intera economia allo stato del lockdown». Per Confindustria «il perdurare del divieto deve essere accompagnato dalla simmetrica concessione della Cig per tutti e senza oneri aggiuntivi». Ai sindacati Confindustria dice: «È inutile evocare uno sciopero generale, specie in questo momento di gravissime difficoltà economiche e sociali in cui sarebbe necessario progettare insieme la ripresa».

Sul versante opposto, i leader di Cgil, Cisl e Uil evocando «il rischio di uno scontro sociale», chiamano in causa il Governo e Confindustria: chi vuole anticipare la scadenza del blocco dei licenziamenti «non si preoccupa delle condizioni di centinaia di migliaia di lavoratori».

Tornando alla bozza del Dl, è prevista la proroga di 18 settimane della Cig Covid nel periodo compreso tra il 13 luglio e il 31 dicembre: tutti i datori di lavoro possono fruire delle prime 9 settimane a titolo non oneroso, le seconde 9 settimane restano gratuite per le imprese che hanno perso almeno il 20% di fatturato nel confronto tra il primo semestre 2020 e 2019, le altre dovranno pagare un contributo addizionale dal 9% al 18%. La norma prevede un onere a carico delle casse statali di 7,9 miliardi per il 2020 e 2 miliardi per il 2021.

Le imprese che hanno usato la cassa Covid a maggio e giugno, ma non intendono più ricorrervi, godono di un esonero contributivo fino a 8.060 euro annui per 4 mesi entro il 31 dicembre, con l’esclusione delle aziende che non hanno avuto perdite di fatturato nel primo semestre. La misura è finanziata con 363 milioni nel 2020 e 121 milioni nel 2021.

Inoltre le assunzioni a tempo indeterminato e le stabilizzazioni di contratti a termine fino al 31 dicembre beneficiano dell’esonero contributivo per un massimo di 6 mesi nel limite di 8.060 euro annui(esclusi settore agricolo, apprendistato e lavoro domestico). Scompare dalla bozza del Dl il riferimento al saldo occupazionale positivo, posto in precedenza come condizione per avere l’incentivo finanziato con 300 milioni nel 2020 e 700 milioni per il 2021.

È possibile rinnovare o prorogare i contratti a termine senza apporre le causali fino al 31 dicembre, «usufruendo in caso di proroga del regime speciale per una sola volta». Infine è prevista la detassazione dei rinnovi contrattuali per due anni.

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