Previdenza

Aumentano a luglio le richieste di Cig

di Claudio Tucci

A luglio sono tornate a salire le ore di cassa integrazione d’emergenza richieste dalle imprese: ci si è attestati a quota 449,6 milioni di ore, ha reso noto ieri l’Inps, con un incremento del 10% su giugno, che risultava (su maggio) in forte frenata. Complessivamente, nel periodo 1° aprile-31 luglio, a causa della pandemia, le ore di ammortizzatore autorizzate dall’Istituto guidato dall’economista Pasquale Tridico, sono state oltre 2,5 miliardi (quasi 1,3 miliardi, Cig ordinaria, 782,1 milioni, assegno ordinario, Fis, e le restanti 470,8 milioni di ore, Cig in deroga, ripristinata dal governo proprio per il Covid-19 anche per le aziende sotto i 5 dipendenti).

Secondo un’elaborazione della Uil i sussidi emergenziali, tra aprile e luglio, hanno salvaguardato circa 3,7 milioni di posti di lavoro (fino a fine anno è in vigore anche il blocco dei licenziamenti economici, seppur dal 18 agosto con alcune eccezioni).

L’impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro si è confermato duro. Un indicatore è la “nuova” Cig ordinaria d’emergenza, che, a luglio, è schizzata su in alcuni settori core della manifattura, dalle macchine meccaniche ed elettriche al metallurgico; dalle costruzioni al tessile-abbigliamento, passando per l’auto e i trasporti (questi 5 comparti, da soli, hanno assorbito il 63% delle ore di sussidio autorizzate a luglio). Per quanto riguarda la Cig in deroga i settori più coinvolti sono stati: commercio, alberghi e ristoranti, attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi, a testimonianza di una sofferenza generalizzata del nostro made in Italy.

Nel periodo gennaio-maggio, il tiraggio, vale a dire l’utilizzo effettivo delle ore di Cig richieste dalle imprese, si è attestato al 42,28% (il tiraggio dalla Cigd è del 70,55%). Le domande di disoccupazione sono rimaste su valori elevatissimi: a giugno 133.788, in crescita rispetto alle 124.683 istanze di Naspi e Dis-coll di maggio.

Il blocco quasi generalizzato delle attività e poi la lenta ripresa hanno portato a un crollo dei certificati di malattia del 40,5% nel secondo trimestre con una contrazione forte soprattutto per il lavoro pubblico (-53%), ha comunicato ieri sempre Inps.

Anche le assunzioni sono crollate: nei primi cinque mesi dell’anno i contratti firmati dai datori di lavoro sono stati, in tutto, poco meno di 1,8 milioni con un calo rispetto allo stesso periodo del 2019 del 43%; una tendenza accentuata negli ultimi mesi dal Covid-19. Il calo è stato più contenuto per le assunzioni a tempo indeterminato (-30,77%) scese tra gennaio e maggio da 644.109 a 445.914.

L’impatto più forte ha interessato i rapporti a tempo determinato. Il saldo, cioè la variazione netta, tendenziale dei rapporti a termine a maggio 2020 è risultato pari a -552.424. Dati (sull’anno) altrettanto negativi hanno riguardato pure gli intermittenti (-92.264), i somministrati (-154.970) e gli stagionali (-209.764). Qui a pesare, oltre alla pandemia, sono state le regole rigide del decreto Dignità, ora smussate, con il dl Agosto, fino a fine anno.

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