Previdenza

Assegno unico a 12 milioni di under 21 da 50 a 250 euro al mese in base all’Isee

di Michela Finizio,

Si partirà dal 1° di luglio 2021 e, secondo le prime simulazioni che saranno al centro del dibattito nei prossimi mesi, gli importi erogati andranno da 50 a circa 250 euro al mese per ciascun figlio under 21. Così l’assegno unico e universale per le famiglie - secondo fonti vicine al Governo - troverà copertura nella legge di Bilancio con uno stanziamento aggiuntivo da circa 3 miliardi per il 2021, per poi arrivare a 6 miliardi a regime nel 2022. Risorse che si andranno ad aggiungere al fondo ad hoc, istituito lo scorso anno, e ai 15 miliardi derivanti dal riordino delle misure esistenti.

Si allarga la platea a tutte le famiglie di under 21

Il nuovo assegno, che andrà a riformare le politiche di sostegno per le famiglie oggi in vigore (si veda la scheda a sinistra), sarà previsto per ciascun figlio under 21. In tutto 12,5 milioni di bambini e ragazzi, di cui circa 10,1 milioni minori, stando agli ultimi dati Istat sui residenti in Italia. Si allarga così la platea dei nuclei familiari raggiunti dal welfare italiano: attualmente, al di là dei 12 milioni di contribuenti che godono delle detrazioni fiscali per familiari a carico (in media 990 euro all’anno di sconto fiscale sull’Irpef), sono solo 4,2 milioni le famiglie raggiunte dagli assegni al nucleo familiare (Anf), la principale prestazione economica oggi in vigore per chi ha figli fino ai 18 anni, destinata però ai soli lavoratori dipendenti del settore privato, agricoli, domestici, iscritti alla gestione separata Inps e ai titolari di prestazioni previdenziali. Escluse, invece, al netto delle detrazioni, 2,4 milioni di famiglie con figli e fonte di reddito prevalente da lavoro autonomo. A loro, soprattutto, si vorrebbe anticipare l’assegno già da gennaio 2021, ma le coperture potrebbero non bastare.

Riordino al via da luglio

La legge di Bilancio va approvata entro fine anno, ma l’avvio dell’operazione non sarà immediato. La legge delega sull’assegno unico attende l’ok del Senato, dove lo scorso 14 ottobre è partito l’esame della commissione Lavoro e previdenza sociale, in seguito al via libera della Camera ottenuto a giugno. «C’è disponibilità a procedere con una certa celerità, visto il materiale e la convergenza delle forze politiche già raccolti alla Camera», dice la ministra per la Famiglia, Elena Bonetti che da mesi si sta battendo - nel quadro del Family act - per questa riforma. Dopodiché gli uffici della Famiglia, insieme a Mef e ministero del Lavoro e Politiche sociali, stanno già lavorando alle quantificazioni e simulazioni che daranno forma al decreto attuativo. «Sono però richiesti dei tempi tecnici: per quanto anticipiamo la scrittura, il testo dovrà raccogliere il parere dei vari ministeri e passare al vaglio della Corte dei conti», spiega la ministra Bonetti.

Nell’ipotesi migliore, insomma, il disegno del provvedimento si concluderà verso marzo e aprile, per poi partire con le erogazioni a luglio, mese in cui - tra l’altro - scade la tranche annuale degli assegni al nucleo familiare, la cui domanda di rinnovo viene fatta da sempre a inizio estate. «Fino a quel momento stiamo lavorando perché restino in vigore le misure esistenti», spiega la ministra.

Le simulazioni

Si attendono certezze sugli stanziamenti per poter simulare quanto arriverà a ciascuna famiglia con l’assegno unico. «Siamo disponibili - afferma il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo - a ragionare sull’istituzione di un tavolo tecnico per velocizzare le simulazioni. Ciò che più conta è che, con il riordino e l’abolizione di bonus e detrazioni, nessuna famiglia prenda meno di quanto già percepisce ora». In questo senso la ministra Bonetti ha confermato la volontà di inserire nel testo attuativo una clausola che tuteli i percettori delle misure esistenti. «Non l’abbiamo potuta inserire nella legge delega, per non vincolare la Ragioneria di Stato alla conta delle risorse, ma staremo attenti in fase di attuazione», spiega il ministro.

L’assegno sarà composto da una quota universale, intorno ai 50-100 euro per ciascun figlio, a cui si sommerà una quota variabile in base alla situazione economica del nucleo, fino ad azzerarsi intorno a 50-60mila euro di Isee (soglia sotto la quale si arriva a coprire circa il 90-95% delle famiglie). Saranno poi previste delle maggiorazioni per le famiglie numerose, i disabili e sono allo studio forme di sostegno per i nuclei monogenitoriali. Così la quantificazione media di circa 200-250 euro a figlio sembra ragionevole, se confrontata a quanto percepiscono oggi le famiglie tra detrazioni fiscali e assegni al nucleo familiare (si veda il grafico in basso): ipotizzando un reddito medio annuo imponibile che va da 15mila a 70mila euro, oggi una coppia con un figlio può arrivare a percepire da 234 a 41,7 euro circa al mese tra sconti sull’Irpef (proiettando sul mese la detrazione media annua) e assegni. Cifre che con due figli passano da 352 euro a 58 euro e con tre figli 469 a 114 euro al mese.

Va detto però che attualmente viene preso come parametro di riferimento il reddito familiare, mentre il passaggio all’Isee potrebbe sparigliare le carte: l’Isee infatti tiene conto anche dell’abitazione, del patrimonio mobiliare di tutti i componenti del nucleo. Il tutto, poi, andrà inserito nel quadro di una riforma dell’Irpef che potrebbe diventare operativa dal 2022. «Non vogliamo che l’assegno produca reddito. Bisognerà vedere se si andrà verso il modello tedesco o verso “il minimo esente”, ma questo lo vedremo solo più avanti», conclude la Bonetti.

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