Previdenza

Con Tris al centro il ricambio generazionale

di Enzo De Fusco

Ci sono volute poche settimane per raggiungere un accordo con i sindacati di categoria e quasi tre anni di passaggi burocratici per poter dare alla luce il fondo di solidarietà bilaterale Tris, voluto fortemente da Farmindustria e Federchimica per segnare un punto di rottura con il passato, candidandosi a essere un vero strumento, funzionante, di ricambio generazionale. In tre anni si sono presentate difficoltà burocratiche di ogni genere e anche una “manina” che all’ultimo minuto ha modificato le modalità di finanziamento del Fondo, aggiungendo un contributo ordinario (non voluto dalle parti sociali) di 3 euro l’anno per lavoratore.

Il Fondo Tris è innovativo per tre motivi. Il primo riguarda le prestazioni, poiché è il primo fondo in Italia che nasce esclusivamente con lo scopo di regolare un sistema di ricambio generazionale, anche attraverso il prepensionamento fino a 5 anni prima del raggiungimento di qualunque diritto a pensione. Peraltro, il fondo consente il prepensionamento anche rispetto a quota 100 purché le aziende concordino con il sindacato l’assunzione di nuovi lavoratori. Questo vuol dire che l’azienda con l’accordo sindacale può concordare il prepensionamento dei lavoratori che entro il 31 dicembre 2021 raggiungono i requisiti di 62 anni di età e 38 anni di contributi. Peraltro, per effetto della legge n. 26/2019, l’azienda può finanziare il fondo affinchè quest’ultimo possa riscattare, per conto del lavoratore, qualunque periodo utile per incrementare il requisito contributivo, compreso il titolo di studio. Il vantaggio innegabile di prevedere il riscatto tramite il fondo è quello fiscale in quanto il finanziamento dell’azienda non è sottoposto ad alcun onere.

Il secondo motivo riguarda la modalità di finanziamento. Il fondo nasce sul principio della contabilità separata; vale a dire che ogni versamento aziendale confluisce nel fondo rimanendo esclusivamente nella propria disponibilità. Per questo aspetto, l’introduzione di un contributo ordinario di 3 euro a lavoratore si pone in contrasto, per finalità e quantità, con l’articolo 33 del Dlgs n. 148/2015 poiché tale contributo dovrebbe essere utile a garantire la precostituzione di risorse continuative adeguate sia per l’avvio dell’attività, sia per la situazione a regime del Fondo. Ad ogni modo, il vero finanziamento del fondo si realizza solo quando l’azienda decide di avviare un progetto di ricambio generazionale, prevedendo il prepensionamento di alcuni lavoratori, in quanto solo allora dovrà fornire la provvista pari al fabbisogno, calcolato dall’Inps, per erogare la prestazione ai lavoratori interessati e per la relativa durata.

Il terzo motivo è rappresentato dal fatto che per la prima volta il Fondo riconosce una prestazione facendo coesistere risorse finanziarie pubbliche e private. Infatti, come spiega bene l’articolo 5, comma 3, del decreto interministeriale in corso di definizione, «nel caso in cui intervengano prestazioni pubbliche, ivi comprese le misure di sostegno al reddito relative alla risoluzione del rapporto di lavoro, l’importo dell’assegno è ridotto in misura corrispondente, fermo restando il trattamento complessivo». Pertanto, se il lavoratore ha diritto alla Naspi la prestazione prepensionistica sarà in parte coperta dalla Naspi e in parte dal finanziamento aziendale. Ai fini della copertura finanziaria della prestazione concorrono tutte le risorse economiche disponibili, compresa la Rita.

In definitiva con il Fondo Tris si realizza un sistema di prepensionamento sicuro per i lavoratori (grazie alla tutela Inps) e sostenibile per le imprese (grazie al concorso delle risorse pubbliche) che consentirà di superare definitivamente l’onerosa isopensione della legge Fornero.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©