Previdenza

Per turismo e commercio 18 settimane in più di Cig Covid, ma è lite sul blocco licenziamenti

di Claudio Tucci

La cassa integrazione d’emergenza potrebbe allungarsi di altre 18 settimane, ma solo nella componente in deroga, appannaggio quindi dei settori, non coperti dagli ammortizzatori ordinari, ancora in crisi e con una prospettiva più lenta di uscita dagli effetti della pandemia. L’intervento allo studio dei tecnici dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, anticipato domenica su questo giornale, riguarderebbe il commercio, le piccolissime imprese non artigiane sotto i 5 dipendenti (a regime non coperte neppure dal Fis), il turismo, la ristorazione. Forse le fiere e i congressi e una fetta della cultura, ad esempio, gli spettacoli dal vivo.

Tutto il comparto industriale, e altre poche eccezioni, invece, in primavera, al termine cioè dei sussidi emergenziali messi in campo dal governo, 12 nuove settimane di Cig gratuite per tutte le aziende e blocco dei licenziamenti, in vigore fino al 31 marzo, non beneficerebbe più della cassa Covid-19, ma tornerebbe a dover utilizzare i propri ammortizzatori ordinari, onerosi e con tetti nelle durate (24, in determinati casi 36 mesi di sussidio, in un quinquennio mobile - con il “contatore” che riparte al termine del quinquennio mobile).

La nuova tranche di 18 settimane di Cig in deroga, secondo le prime stime, ha un costo intorno ai 5 miliardi, e ha l’obiettivo di rafforzare l’attuale Cig in deroga Covid-19, che, in base alla manovra, può essere richiesta dal 1° gennaio al 30 giugno (creando, peraltro, una disparità con la cig ordinaria Covid-19 che finisce il 31 marzo).

L’ulteriore “dose” di Cig in deroga non sarebbe interamente gratuita per le imprese più in difficoltà. Su questo punto, l’esecutivo ragiona su due ipotesi. La prima, legare l’ammortizzatore al calo del fatturato (come accaduto finora). La seconda ipotesi, è collegare la Cig in deroga a una ripresa parziale dell’attività, vale a dire lo strumento di sostegno al reddito pagato dallo Stato coprirebbe solo una percentuale di inattività dell’azienda in difficoltà (si ipotizza un tetto del 30-40%). Si ragiona anche sul rafforzamento della Naspi, eliminando il decalage che oggi scatta dal quarto mese, oppure allungando la durata dell’indennità, da 24 a 36 mesi, per gli over50-55.

Sempre in vista del tavolo con le parti sociali in calendario il 15 gennaio, la novità di queste ore, rilanciata ieri dalle pagine di Repubblica dal ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, è l’idea di far proseguire, dopo il 31 marzo, anche il blocco dei licenziamenti economici per le realtà più in difficoltà, in parallelo, cioè, all’utilizzo della nuova Cig in deroga. Il tema è delicato, ma anche divisivo; il blocco dei licenziamenti, in Italia, è in vigore ininterrottamente dallo scorso 17 marzo, salvaguardando, secondo i calcoli dell’esecutivo, fino a 600mila posti di lavoro. Con la nuova eventuale proroga si supererebbe l’anno di durata, confermandosi un unicum tra i paesi Ocse, e con rischi di incostituzionalità.

L’apertura del ministro Catalfo è stata subito apprezzata dal sindacato. Per Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, «il divieto di licenziamento va prorogato subito, e non in modo selettivo». Sulla stessa lunghezza d’onda, Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil: «La proroga del blocco dei licenziamenti - ha aggiunto - non è un tabù, anzi credo sia necessaria per evitare che alla fine di marzo si determini una emergenza sociale che non possiamo permetterci». Da aprile infatti, fonti di governo, stimano almeno 250mila lavoratori a rischio.

Il Pd è d’accordo su «un’uscita graduale dalle misure emergenziali - ha spiegato Debora Serracchiani, presidente della commissione Lavoro della Camera -. Riteniamo doveroso prolungare la Cig per quei settori del terziario e per quelle aziende più in difficoltà, che avranno bisogno di più tempo per riprendersi. Sui licenziamenti, siamo pronti a ragionare con imprese e sindacati. Ma guardiamo anche avanti: c’è da far decollare le nuove politiche attive e le norme appena approvate in Parlamento. Ecco, su ciò, voglio mandare un messaggio chiaro al ministro Catalfo: la governance Anpal è cruciale, e non possiamo permetterci ulteriori ritardi».

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