Previdenza

Nel 2021 reddito di cittadinanza ad altre 700mila persone

di Giorgio Pogliotti

Per l’impatto negativo dell’emergenza Coronavirus e, in previsione della fine del blocco dei licenziamenti di fine marzo, il governo si attende un aumento del 25% dei percettori del reddito di cittadinanza. Altre 700mila persone nel corso del 2021 si stima che utilizzeranno questo strumento di integrazione al reddito che ha funzionato principalmente come misura di contrasto alla povertà, anche per i ritardi nel decollo delle politiche attive del lavoro.

Il decreto Ristori 5 che è in fase di elaborazione si prevede che stanzierà circa 1-1,2 miliardi per far fronte all’incremento di beneficiari del reddito di cittadinanza. Cifra che si aggiunge all’aumento disposto con la legge di Bilancio 2021 che ha assegnato ulteriori 4 miliardi nei prossimi nove anni (di questi 196,3 milioni per il 2021 e 473,7 milioni per il 2022 con un progressivo aumento di fondi, fino a 477,3 milioni a partire dal 2029), in aggiunta ai 7,3 miliardi stanziati dalla legge istitutiva del Rdc per il 2021 e ai 7,2 miliardi per il 2022. Oggi usciranno i dati di dicembre, ma l’ultima rilevazione Inps di novembre contava 1,2 milioni di nuclei familiari percettori del reddito e della pensione di cittadinanza, con 2,8 milioni di beneficiari, e un importo medio mensile di 524 euro, con 193mila revoche per quanti hanno perso i requisiti. Sulla platea di 1,3 milioni di beneficiari del Rdc tenuti al patto per il lavoro in circa 196mila hanno un’occupazione.

Sempre in legge di Bilancio sono assegnati 10 milioni l’anno per dare certezza sul funzionamento di Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive. In Anpal servizi sono stati stabilizzati i 140 contratti a termine, e per i 440 precari storici è stato pubblicato un bando di selezione (le candidature sono inferiori al numero dei posti disponibili). Resta il nodo dei navigator assunti da Anpal servizi per l’assistenza tecnica del personale regionale dei centri per l’impiego con un contratto di collaborazione, per una retribuzione annua lorda di 27.338 euro (più 300 euro di rimborsi forfettari mensili) in scadenza a fine aprile: rispetto ai 2.980 di due estati fa, la platea si è ridotta a 2.680. Molti di loro stanno partecipando ai bandi regionali per 11.600 assunzioni a tempo indeterminato negli stessi centri per l’impiego dove hanno operato da precari. M5S fa pressing per prorogare queste collaborazioni.

Per disoccupati e percettori del reddito di cittadinanza la vera sfida è far partire (finalmente) le politiche attive. Tra i programmi Next generation Ue e React Eu sono destinati 3,5 miliardi alle politiche attive del lavoro e 3 miliardi alla formazione. Già in legge di Bilancio la somma di 500 milioni è stata divisa tra due strumenti; è stato ripristinato l’assegno di ricollocazione per i disoccupati (267 milioni) e lanciato il nuovo programma Gol, garanzia occupabilità dei lavoratori (per l’avvio serve un decreto interministeriale entro il 1° marzo previo accordo in Conferenza Stato Regioni). Ma importanti nodi sono ancora da sciogliere: dalla mancanza di un sistema informativo unitario, per condividere a livello nazionale le informazioni necessarie per favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, al ruolo delle Agenzie private tagliate fuori dalla formulazione approvata in legge di Bilancio. Senza dimenticare che se l’adesione alle politiche attive resta su base volontaria e non è vincolante, gli strumenti tradizionali di politica passiva (Naspi, Cig) per molti continueranno ad avere più “appeal”.

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