Previdenza

Cig, 190mila lavoratori ancora in attesa del pagamento Inps

di Giorgio Pogliotti

Forte preoccupazione tra imprese e sindacati, per i tempi di pagamento della cassa integrazione. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente al presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, per fare chiarezza sui numeri del Civ dell’istituto.

Al 25 gennaio l’Inps fa sapere che su 17,2 milioni di domande di ammortizzatori sociali, i pagamenti ai lavoratori ammontano a 16,9 milioni, il 98,3%. Sono ancora in lavorazione i pagamenti per 293mila prestazioni, di cui 252mila arrivate a gennaio, che riguardano circa 180-190mila lavoratori. Resta dunque un arretrato di circa 40mila pagamenti, che si è accumulato nel corso dei mesi, durante l’emergenza Covid, spesso bloccati perchè c’è un errore nella compilazione della domanda, che richiedono una precisa interlocuzione da parte dell’azienda.

Entrando nel merito, oltre 17 milioni di operazioni hanno interessato 3,6 milioni di lavoratori che hanno il trattamento di integrazione salariale pagato direttamente dall’Inps, e più di 10 milioni di pagamenti sono andati a conguaglio degli anticipi dei trattamenti erogati dalle aziende a 3,4 milioni di lavoratori. Dunque, dalla lettura dei dati Inps emerge che l’intervento da parte delle aziende ha facilitato un terzo dei pagamenti (10 dei 27 milioni complessivi), a favore di un numero di lavoratori quasi pari a quelli che hanno ricevuto il pagamento diretto da parte dell’Istituto.

L’esborso complessivo sfiora i 20 miliardi di euro per la Cassa Covid che - ricordiamo - tra aprile e dicembre del 2020 ha raggiunto il record storico di 4 miliardi di ore autorizzate, pari al 99% di tutte le ore di cig autorizzate da gennaio (4,3 miliardi di ore). È una cifra monstre se si considera che in tutto il 2019 si erano toccate 276 milioni di ore, e che il picco precedente del 2010 totalizzò 1,2 miliardi di ore (il tutto, però, al netto del “tiraggio”, ovvero all’effettivo utilizzo delle ore autorizzate che nel 2020 oscilla intorno al 41%).

Fin qui la “fase 2” dei pagamenti. Quanto alla “fase 1”, relativa alla richiesta di autorizzazione da parte delle imprese, sempre al 25 gennaio, l’Inps ha gestito circa 3,56 milioni di domande di cassa integrazione per emergenza Covid da parte delle aziende, e ne ha accettate oltre 3,20 milioni, cioè il 97,3%. Le domande respinte sono 271mila e quelle in lavorazione sono 88mila, di cui 60mila (quasi il 70%) sono state presentate tra dicembre e gennaio. L’istituto previdenziale sottolinea che nell’ultimo trimestre del 2020, soprattutto da novembre, si è nuovamente intensificato l’afflusso di domande di autorizzazione e di pagamento. Quanto alle domande del periodo marzo-settembre 2020, «risultano pendenti primi pagamenti diretti Cig per 500 persone, pratiche ancora in esame per problematiche complesse, alcune per fattispecie non autorizzabili».

Sui tempi lunghi delle erogazioni dei trattamenti, c’è un’ammissione anche da parte dell’Inps che richiama le procedure di legge, spiegando che la gestione delle domande e dei pagamenti della cassa integrazione richiede normalmente in media 8-10 settimane di lavorazione, dovute alla prima fase, in cui l’azienda fa domanda di accesso alle varie forme di Cig rispetto ai decreti che l’autorizzano e, dopo i controlli che ne verificano il diritto e per ogni singola azienda, l’istituto approva. Poi si passa alla seconda fase, per attendere dall’azienda la dichiarazione delle effettive ore non lavorate per ciascun lavoratore nel mese con il modello Sr41: se la comunicazione è corretta si può procedere ai pagamenti al lavoratore. Dunque, a titolo di esempio, per il periodo novembre-dicembre, secondo l’Inps con le attuali procedure i pagamenti non possono arrivare ai lavoratori prima di febbraio-marzo. «Stante la tempistica, profondamente diversa dai meccanismi dei bonus - ammette l’Inps-, le attese dei pagamenti per i lavoratori sono differite rispetto al periodo non lavorato».

Nel fornire questi dati l’Inps smentisce che ci possano essere 1,2 milioni di lavoratori in attesa dell’assegno, «come il quotidiano Repubblica erroneamente sostiene, basandosi su una stima priva di metodo», fatta su elaborazioni di dati del Civ, il consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps che stimava al 30 novembre quasi 199mila domande in lavorazione. «Il problema del ritardo dei pagamenti esiste - sostiene Guglielmo Loy, presidente del Civ Inps -, in parte la situazione è migliorata con la creazione della task force, ma le maggiori criticità restano nelle aree metropolitane come Roma, o nell’erogazione del Fis, il fondo di integrazione salariale. C’è un problema di “ripulitura” di circa 40/50mila domande vecchie che sono rimaste incagliate, occorre trovare risposte ai lavoratori per chiudere l’arretrato». Preoccupazioni condivise dal sindacato: «Si stanno accumulando ritardi di 50-60 giorni nella tempistica dei pagamenti, - sostiene Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil -. Questi ritardi vanno assolutamente recuperati. Dalle nostre strutture territoriali emergono disagi, ma non abbiamo evidenze di numeri importanti come invece è accaduto questa estate, quando la situazione era drammatica».

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