Previdenza

Frenata della Cig Covid, gennaio in calo del 34%

di Giogio Pogliotti e Claudio Tucci

Dal 1° aprile 2020 allo scorso 31 gennaio sono state autorizzate oltre 4,2 miliardi di ore di cassa integrazione per l’emergenza Covid, un record mai raggiunto nelle serie storiche dell’Inps, anche se a gennaio, per il secondo mese consecutivo, si registra una frenata nell’utilizzo della Cig che, pur raggiungendo la cifra monstre di 189,8 milioni di ore, è in calo del 34,1% rispetto alle ore autorizzate a dicembre. Nel contempo l’ultimo dato Inps sui contratti stipulati, relativo al mese di novembre, risente in pieno della pandemia e dell’adozione di misure restrittive nazionali e regionali: è pari a meno 664mila rapporti di lavoro il saldo annualizzato, ovvero la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi.

Ma iniziamo dai dati sulla Cig per l’emergenza Covid-19: nel periodo compreso tra aprile 2020 e gennaio 2021 sono state autorizzate oltre 1,9 miliardi di ore di cassa ordinaria, più di 1,4 miliardi di ore per l’assegno ordinario dei fondi di solidarietà e quasi 847 milioni di Cig in deroga. Per la Cigo a gennaio i settori con il maggior numero di ore autorizzate sono “fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici” (10,3 milioni di ore), “metallurgico” (7,6 milioni di ore), “industrie tessili e abbigliamento” (7,4 milioni di ore) e “costruzioni” (6,4 milioni di ore).

Fin qui la cassa Covid che rappresenta il 99% della Cig autorizzata a gennaio, per un totale di 217,5 milioni di ore, in flessione del 21% su dicembre, ben lontano dal picco di maggio (871 milioni di ore). Nel 2020 si sono superati i 4,3 miliardi di ore di Cig, ben oltre il precedente record del 2010 che sfiorò le 1,2 miliardi di ore autorizzate.

L’altro dato Inps riguarda assunzioni, cessazioni e trasformazioni contrattuali: il saldo tendenziale in progressiva flessione già nella seconda metà del 2019, è diventato negativo a febbraio (-28mila rapporti di lavoro), poi in corrispondenza con la pandemia a marzo si è registrato un crollo (-284mila), diventato più pesante ad aprile (-623mila). Il valore massimo si è toccato a giugno (-813mila), poi a luglio è iniziata un’inversione di tendenza (–760mila) proseguita a novembre quando il saldo annualizzato è di 664mila posizioni lavorative perse.

A frenare sono state le assunzioni. Nei primi 11 mesi del 2020 i rapporti attivati dai datori di lavoro privati sono stati 4.755.000, segnando un preoccupante -30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il calo ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, risultando però più accentuato per le assunzioni a termine (non coperte dal blocco dei licenziamenti).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©