Previdenza

Contratti di espansione, verso l’estensione alle Pmi sotto i 250 dipendenti

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Prime risposte all’appello delle imprese per mettere in campo strumenti per gestire la fase emergenziale riducendo l’impatto negativo della crisi sul mercato del lavoro. Il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe nell’intervista pubblicata ieri da questo giornale sollecitava lo sblocco del contratto d’espansione e la sua estensione alle imprese sotto l’attuale soglia dimensionale di 250 dipendenti. Il dossier è all’attenzione del governo che sta pensando di rifinanziare lo strumento di gestione dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale ed estenderlo alle imprese con un numero minore di dipendenti (si ragiona se fino a 100 o 150 addetti), con una dote aggiuntiva tra i 600 e gli 800 milioni.

L’intervento è previsto nella prossima legge di Bilancio, mentre con la pubblicazione (attesa per oggi) della circolare applicativa all’Inps, diventano operative le norme inserite nella legge di Bilancio 2021 che ha ridisegnato funzioni e perimetro del contratto di espansione avviato nel 2019 dal governo giallo-verde. Nella trentina di pagine della bozza di circolare che Inps ha inviato al ministero del Lavoro a inizio marzo e che lunedì ha ricevuto l’ok con qualche richiesta di integrazione, sono contenute tutte le istruzioni operative dello strumento rivolto ai lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dalla pensione di vecchiaia, che abbiano maturato il requisito minimo contributivo, o anticipata.

Per attivare il contratto di espansione occorre un accordo in sede governativa e l’assenso espresso dell’interessato che sottoscrive il contratto con la risoluzione del rapporto di lavoro: il datore riconosce al lavoratore un’indennità mensile commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di impiego, così come determinato dall’Inps. Il versamento a carico del datore di lavoro dell’indennità mensile viene ridotto per l’intero periodo di spettanza teorica della Naspi al lavoratore (24 mesi o 36 mesi per le aziende con oltre mille addetti), il pagamento dei contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione anticipata è ridotto di un importo equivalente alla somma della contribuzione figurativa.

Con le risorse messe in campo dall’ultima manovra (117,2 milioni per il 2021, 132,6 milioni per il 2022, 40,7 milioni per il 2023 e 3,7 milioni per il 2024) si stima che almeno 6mila siano i lavoratori interessati allo “scivolo” verso la pensione. Come già detto, l’accesso al trattamento di agevolazione all’esodo è esteso alle aziende con oltre 250 dipendenti, non più solo dunque per quelle con 500 (queste, oltre allo scivolo per lavoratori a 5 anni dalla pensione e lo “sconto” Naspi fino a 2 anni, possono attivare 18 settimane di Cig, con una riduzione dell’orario fino al 30%). Per le aziende con oltre mille dipendenti che attuano piani di riorganizzazione e/o di ristrutturazione di rilevanza strategica, in linea con i programmi europei, e che si impegnino ad effettuare almeno 1 assunzione per ogni 3 lavoratori in uscita, lo “sconto” Naspi si allunga di ulteriori 12 mesi.

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