Previdenza

Reddito di cittadinanza, la spesa supererà i 40 miliardi nel 2029

di Marco Rogari e Claudio Tucci

Un motore che, sotto la pressione dell’emergenza Covid, consuma più velocemente del previsto il “carburante” disponibile e necessita di nuove iniezione di risorse. È quello del reddito di cittadinanza, che è stato appena alimentato dal decreto Sostegni con un altro miliardo. E che, stando alle ultime proiezioni sul futuro grado di utilizzazione di questo strumento, è destinato a richiedere un ulteriore sforzo per almeno 6-8 miliardi aggiuntivi di qui al 2029. Facendo salire a una trentina di miliardi i fondi già a disposizione del Rdc nei prossimi 8 anni, che si andrebbero ad aggiungere agli oltre 12 miliardi già spesi secondo l’ultima rilevazione dell’Inps tra il 2019 e il gennaio di quest’anno.

Un conto da oltre 40 miliardi che però potrebbe non sposarsi perfettamente con la continua evoluzione del quadro di finanza pubblica, condizionato dal rincorrersi di vecchie e nuove priorità: dai nuovi sostegni alle categorie e ai settori messi in ginocchio dalla pandemia all’irrobustimento dei fondi per il piano vaccinale, alla riforma degli ammortizzatori sociali.

Il miliardo in più stanziato nel decreto Sostegni servirà a coprire un aumento della platea dei beneficiari del Rdc stimato in circa 5-700mila soggetti in più. E nei prossimi anni il bacino potrebbe crescere ancora viste le difficoltà economiche scaturite dall’esplosione della pandemia.

A preoccupare i tecnici del governo sono anche alcune idee, circolate in questi giorni, di possibili allargamenti del Rdc, ad esempio ammorbidendo il requisito dei 10 anni di residenza; oppure di non decurtare, strutturalmente, l’assegno in caso di lavori temporanei.

Questo perché in appena 12 mesi da Palazzo Chigi è arrivata al Parlamento la richiesta per ben 140 miliardi di scostamenti di bilancio, ai quali vanno aggiunti i quasi 25 miliardi di indebitamento per il 2021 su cui è stata costruita gran parte dell’ultima legge di bilancio.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha già annunciato che con il Def di aprile sarà chiesto alle Camere l’ok per uno nuovo spazio di indebitamento non inferiore ai 15-20 miliardi, che sarà utilizzato quasi in toto per gli aiuti a imprese e famiglie e per garantire la liquidità necessaria alle aziende in difficoltà. Ecco allora che potrebbe scattare, soprattutto sotto la spinta dei partiti che formano la maggioranza, una sorta di caccia a risorse alternative per far fronte ad altre necessità.

Le forze politiche hanno già messo nel mirino il cashback, che con uno stop anticipato a fine giugno consentirebbe di recuperare 3 miliardi seppure sotto la spada di Damocle di una potenziale pioggia di ricorsi. Anche per questo motivo proprio nella maggioranza c’è chi guarda con attenzione al piano al quale sta pensando il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, per “ottimizzare” l’utilizzo del reddito di cittadinanza tenendo conto delle nuove esigenze emerse dall’inizio della pandemia.

La richiesta, ancora sottotraccia, è quella di una razionalizzazione di questo strumento, che consentirebbe anche di recuperare risorse preziose. Nei giorni scorsi, Orlando ha nominato un Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza (Rdc), proprio con il compito di “analizzare a fondo” lo strumento, che in due anni si è mostrato utile nella lotta alla povertà, mentre si è rivelato un flop nell’altra gamba, quella di attivazione verso il lavoro, complice anche performance a dir poco modeste dei centri per l’impiego.

Si tratta di un “chiarimento” necessario sul Rdc. Anche per via del conto (salato) che si prospetta. Al momento infatti per il periodo 2021-2022 sono a disposizione del Reddito di cittadinanza oltre 16 miliardi: 14,5 previsti dalla legge istitutiva entrata in vigore nel 2019, 670 milioni dall’ultima manovra e un miliardo dal Dl Sostegni. A questa dote vanno sommati gli ulteriori 3,3 miliardi già messi in conto fino al 2029. In tutto circa 20 miliardi, destinati a salire di almeno 8 (se non 10 miliardi) se sarà mantenuto il ritmo di rifinanziamenti annuali da un miliardo l’anno, considerato necessario da alcuni tecnici del governo in assenza di una razionalizzazione dello strumento. Si dovrebbe insomma salire a quota 30 miliardi che andrebbero ad aggiungere agli oltre 12 miliardi già spesi. Troppi, e troppo variabili, senza un preciso disegno dello strumento.

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