Adempimenti

Intesa tra pubblico e privati per rilanciare i servizi al lavoro

di Federica Micardi

Per rendere efficienti i servizi messi in campo per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro è necessario superare la competizione tra pubblico e privato. È questo il messaggio lanciato ieri dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili in audizione alla Camera, alla XI Commissione, che svolge un'indagine conoscitiva slla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati.

Le soluzioni avanzate dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, che ha circa 20mila iscritti attivi nell'area lavoro, sono riportate nella relazione presentata ieri e preparata in collaborazione con il Gruppo Odcec “Area lavoro”. Nella premessa si afferma che il mercato dei servizi pubblici per il lavoro è «frastagliato e confuso» e per questo spesso inefficiente e inefficace. Le proposte dei commercialisti per superare questo stato di cose sono: creare una banca dati nazionale che includa le informazioni dei centri per l'impiego e quelle raccolte dalle imprese private di lavoro, accessibile al pubblico, al privato e ai professionisti che si occupano di tematiche di lavoro; coordinare il sistema della formazione sempre unendo le forze pubbliche e private; uniformare l'offerta di servizi dei Centri per l'impiego attraverso una riqualificazione del personale.

«Oggi i 550 Centri per l'impiego non comunicano tra loro - spiega Vito Jacono, consigliere nazionale dell'ordine delegato al lavoro –. Questo significa che un disoccupato di Palermo iscritto al Cpi non è noto al Cpi di Venezia dove, magari, potrebbero cercare le sue competenze. Eppure oggi molti sono disposti a trasferirsi pur di lavorare». La proposta presentata da Jacono e da Lorenzo Di Pace, presidente del «Gruppo Odcec Area lavoro» è quella di far dialogare non solo i Centri per l'impiego di tutta Italia tra di loro ma di estendere questo dialogo anche al settore privato. «È necessario però – afferma Jacono – che la formazione dei 7mila addetti che lavorano del Cpi sia di livello e uniforme in tutto il territorio, e oggi non è così».

Un altro tasto dolente riguarda la formazione dei disoccupati in cerca di impiego: «Troppo spesso la formazione fornita non è in linea con le esigenze del mercato» spiega Jacono, che aggiunge: «gli operatori privati sono più veloci del sistema pubblico ad allineare domanda e offerta. Se venissero unite le forze del pubblico, attraverso le scuole e le università, del privato che meglio ha il polso delle competenze richieste dal mercato e dei professionisti, che già in diverse occasioni si sono dati disponibili a offrire le loro competenze si potrebbe fare della formazione una leva reale per il lavoro».

La relazione del Cndcec presentata alla Commissione lavoro

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