Adempimenti

Le liberalizzazioni e il ruolo indispensabile dei professionisti

di Marina Calderone*


Sempre più spesso si leggono e si ascoltano commenti in materia di liberalizzazioni dei servizi professionali che negli ultimi anni ha appassionato molto di più il dibattitto politico-mediatico che non gli stessi cittadini. A dire il vero, sono ancora tutti da verificare quali siano stati i benefici acquisiti grazie agli interventi del passato; mentre di certo si continua a spingere su questo tema senza mai riflettere anche solo una volta sola sulla qualità della prestazione di cui hanno diritto i cittadini.

La recessione economica - che le famiglie italiane, comprese quelle dei professionisti, speriamo stiano lasciandosela alle spalle - è sufficiente a dimostrare che il lavoro intellettuale semmai aveva bisogno di una valorizzazione e non di una penalizzazione per aiutare il Paese ad uscire dalla crisi. Dunque, ritornano ancora una volta frasi-slogan con le quali si sottolineano presunti tornaconti personali e assenza di spirito solidaristico nelle attività dei professionisti ordinistici. È evidentemente che non si vuole prendere atto dell'indispensabile ruolo rivestito dagli iscritti agli Ordini nell'intermediazione tra i diritti/doveri degli stessi cittadini e l'applicazione delle leggi vigenti, ruolo che di fatto permette giornalmente alla Pubblica amministrazione di poter funzionare grazie all'apporto professionale fatto di atti concreti.

È un'attività capillare svolta momento per momento in favore della collettività. Un'attività talmente intensa e intersecata nel tessuto socioeconomico del Paese dall'essere diventata un tutt'uno. Basta osservare un qualsiasi segmento e si noterà l'indispensabile attività di una categoria di professionisti. Salute, ambiente, giustizia, lavoro, economia: non c'è ambito in cui non vi sia l'intermediazione di una professione ordinistica.
Un esempio concreto arriva dall'operazione nata attorno al bando del ministero dello Sviluppo economico, che mette a disposizione circa 40 milioni di euro per il Microcredito (decreto 176/2014) a favore di soggetti che non hanno tutte le garanzie per ottenere un prestito bancario. Si tratta di ditte imdividuali, società di persone, Srl semplificate, associazioni, cooperative per l'avvio o l'esercizio di attività di lavoro autonomo o di microimpresa ecc. Grazie all'intervento dello Stato questi soggetti, senza nessuna garanzia reale, potranno chiedere prestiti fino a un massimo di 35mila euro e restituirli in 7/10 anni.

I consulenti del lavoro, da sempre al fianco di imprenditori e autonomi, saranno parte attiva per facilitare la diffusione e l'utilizzo di questo nuovo strumento per le Pmi: i cittadini italiani, infatti, potranno trovare presso gli studi dei consulenti del lavoro le istruzioni operative e un aiuto concreto. E' solo un esempio, poiché tutte le professioni sono ugualmente impegnate su questo versante di apertura alla collettività, ma credo sufficiente a far capire che i fatti sono sempre più efficaci delle parole.

* Presidente del Comitato unitario delle professioni e del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro

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