Adempimenti

Aziende in allarme: introvabili i giovani con competenze

di Claudio Tucci

È colpa di un orientamento semi-sconosciuto nelle scuole, e ancora a macchia di leopardo negli atenei. Ma a pesare, in negativo, c’è anche una didattica in aula e un’offerta formativa lontane dalle necessità delle imprese. E così ad aprile capita che su 143mila opportunità di lavoro offerte agli under30, sulle 425mila totali conteggiate da Unioncamere ed Anpal, ben il 30% sia destinato a rimanere scoperto per mancanza del candidato giusto.

Il dato è in crescita rispetto alla precedente rilevazione (in media la percentuale di assunzioni considerate dagli imprenditori di “difficile reperimento” oscilla intorno al 20%); e se si scende nel dettaglio delle professioni “introvabili” spiccano, ai primi tre posti, profili richiestissimi dalla nostra manifattura (specie oggi con l’avvento di Industria 4.0), vale a dire periti tecnico-informatici, ingegneri, specialisti nelle materie «Stem».

Il grido di allarme è stato lanciato, da tempo, da Confindustria (nei prossimi cinque anni l’intero settore industriale ha stimato un fabbisogno di diplomati e laureati tecnico-scientifici pari a 280mila unità, molti dei quali però già si sa rimarranno scoperti). Ma ora accanto al problema di carenza di risorse umane disponibili, si pone, con forza, il tema del disallineamento delle competenze possedute dai ragazzi: «È un’emergenza reale se si considera il tasso di disoccupazione giovanile al 32,8% - commenta il numero uno di Anpal, e professore di diritto del Lavoro alla Bocconi di Milano, Maurizio Del Conte -. Bisogna ricostruire tutti i segmenti della filiera della transizione scuola-lavoro, a partire dal decollo dell’istruzione tecnico-professionale, il cui potenziale va fatto riscoprire a famiglie e studenti».

«Si rischia un corto circuito industriale - aggiunge il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Giovanni Brugnoli -. Le imprese stanno investendo in tecnologie per restare competitive sui mercati. Per questo c’è bisogno di risorse adeguate e motivate. I ragazzi devono essere sempre pronti a stimoli e nuove sfide che vanno da una continua formazione a una flessibilità nell’inserimento occupazionale».

Due sono le motivazioni più ricorrenti alla base di quel 30% di under 30 introvabili: il deficit di competenze possedute e la mancata esperienza lavorativa specifica (pregressa). Risposte delle aziende che spiegano, in parte, l’impatto finora tiepido dell’incentivo alle assunzioni stabili di under35, under30 dal 2019, introdotto dalla legge di Bilancio. Si preferisce manodopera “senior” (ma meglio formata); e per testare le competenze si utilizzano i contratti a termine (come periodo di prova, seppur più tutelato).

La sensazione è che la ripartenza del mercato del lavoro passi sì da crescita e regole certe. Ma anche, da una radicale riforma del nostro sistema d’istruzione, che deve tornare a dialogare con il mondo produttivo (l’alternanza, obbligatoria dal 2015, mostra luci e ombre, e tanta burocrazia; e lo stesso apprendistato “formativo” conta numeri, in crescita, ma ancora molto modesti).

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