Adempimenti

Inail: un rating di sicurezza per le imprese che lo vogliono

di Davide Colombo

Una politica nazionale di prevenzione degli infortuni può ripartire da basi informative più forti sull’esposizione al rischio dei lavoratori, da «indici di sinistrosità» e «rating di sicurezza» da assegnare con uno standard pubblico, un algoritmo, alle imprese che se ne vogliano dotare. È questo l’auspicio espresso ieri dal presidente dell’Inail, Massimo De Felice, in occasione della Relazione annuale dell’Istituto. Nel lungo intervento svolto nella Sala della Lupa, a Montecitorio, alla presenza di Luigi Di Maio, il presidente dell’Inail ha rilanciato le proposte avanzate lo scorso aprile quando, sull’onda dei nuovi incidenti registrati nel trimestre, venne convocato un tavolo ministeriale.

Potenziare la prevenzione non è facile, ha spiegato De Felice, l’assicuratore pubblico già si muove su una frontiera di avanguardia internazionale. Ma utilizzando al meglio le vaste basi di dati disponibili, le tecnologie e un miglior coordinamento di vigilanza esterna (con ispettori del lavoro e le Asl) e interna (che va assicurata da lavoratori e datori), si potrebbe fare di più. Anche per dare una tutela «dove è più arduo il controllo» come per le nuove forme di lavoro del “crowd working”, il “lavoro su piattaforma”, lo “smart working”. Impieghi dove ancora devono essere definiti i confini tra lavoro subordinato e autonomo.

In questo quadro in continuo movimento è proseguito l’impegno delle imprese nell’attività di mitigazione dei rischi negli ambienti di lavoro, tanto che nel 2017 «si sono avute circa 27mila istanze di riduzione del tasso di tariffa per meriti di prevenzione (documentate con interventi effettuati nel 2016), con una riduzione di premi versati di circa 198 milioni di euro». E lo scorso ottobre - è stato ricordato - è scattata la riduzione del 7,2% dei premi dovuti dalle imprese artigiane che non hanno denunciato infortuni nel biennio precedente.

Il tema della revisione delle tariffe, dopo il taglio del 15% del 2015, resta un obiettivo, poiché incide sul costo del lavoro, ma va perseguito «nel rispetto dei principi di solvibilità». Mentre si va avanti sul fronte della ricerca e delle collaborazioni (oggi o domani dovrebbe essere varato un bando Bric per 4,5 milioni) finalizzate anche all’individuazione delle nuove forme di tutela. Per non parlare degli incentivi Isi, che con i 249 milioni a fondo perduto messi in campo per il 2017 per finanziare fino al 65% investimenti in sicurezza, hanno portato a 1,8 miliardi gli interventi in questo campo a partire dal 2010.

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio, ha affrontato il tema del costo del lavoro e della sicurezza sul lavoro parlando di possibili «meccanismi di incentivo» per chi investe di più e fondi per start up impegnate sui fronti dell’efficienza sanitaria e la sicurezza sul lavoro. E ha poi confermato che lunedì prossimo si aprirà al ministero del Lavoro il tavolo sui rider: «Ragioneremo prima di tutto per tutele, non per forma di contratto dopo di che cercheremo di mettere in piedi il primo contratto della “Gig economy” che sia mai stato fatto».

Il numero

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©