Adempimenti

Impasse sul reddito di cittadinanza, che perde 400 milioni

di Manuela Perrone e Giorgio Pogliotti

Non è ancora chiuso il cantiere del reddito di cittadinanza, finito nel più grande gioco dei veti incrociati – tra immigrazione, nomine e Tav – che sta spaccando il Governo. Ieri sera si è concluso l’esame tecnico della bozza da portare al Consiglio dei ministri di domani o della prossima settimana, non più di oggi, dunque. Ma il destino delle misure è rimasto appeso a un summit notturno di chiarimento nella maggioranza, invocato soprattutto dal vicepremier leghista Matteo Salvini, furioso per l’impegno del premier Giuseppe Conte, con la sponda del vicepremier M5S Luigi Di Maio, ad accogliere parte dei migranti a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye.

Ancora ieri in mattinata, da Varsavia, Salvini minacciava: «Senza fondi per le pensioni di invalidità non voteremo il reddito di cittadinanza. Non è una ripicca, magari c’è stata una distrazione, ma faceva parte dell’accordo». Facendo eco al ministro Lorenzo Fontana, che martedì aveva biasimato l’assenza, nello schema di decreto, di aumenti delle pensioni di inabilità al lavoro e di aiuti adeguati alle famiglie numerose.

Ricucire, sanare la frattura, è l’obiettivo di Conte. Per attenuare lo scontro sul reddito i tecnici hanno ragionato su requisiti d’accesso, incompatibilità ed esclusioni. E sulla rimodulazione delle risorse, per indirizzarle proprio a l rafforzamento delle pensioni di inabilità al lavoro, all’integrazione al reddito delle famiglie numerose e alle assunzioni di “navigator”. Sul piatto ci sono poco meno di 400 milioni nel quadriennio, 140 nel solo 2019, che si liberano per la riduzione della platea di stranieri beneficiari: la bozza di decreto ha introdotto il criterio della residenza in Italia da almeno 10 anni di cui gli ultimi 2 continuativi, contro i 5 anni ipotizzati in precedenza. Ma il tema è anche non far saltare tutto il meccanismo. Da qui le resistenze dei Cinque Stelle a ulteriori ritocchi.

L’articolato conferma, comunque, le due componenti del reddito: l’integrazione di 500 euro mensili per un single con Isee pari a zero (l’importo cresce in base al nucleo familiare), in aggiunta a 280 euro di contributo all’affitto (150 euro per chi ha un mutuo). Per la pensione di cittadinanza il sostegno è pari a 630 euro al mese per un componente con oltre 65 anni (882 euro per due componenti) e il contributo all’affitto di 150 euro. La durata del reddito di cittadinanza è di 18 mesi, prorogabili di ulteriori 18: il beneficio è condizionato alla dichiarazione da parte dei componenti maggiorenni della famiglia di immediata disponibilità al lavoro e all’adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento al lavoro (per chi sottoscrive un patto per il lavoro o per la formazione) o all’inclusione sociale (per chi sottoscrive un patto per l’inclusione sociale). Bisognerà registrarsi su una piattaforma digitale, consultarla quotidianamente e controllare ogni settimana se ci sono attività da svolgere. Si dovrà, inoltre, accettare di essere avviato a progetti di formazione o riqualificazione professionale e di partecipare ad attività di pubblica utilità promosse dai comuni.

Tutto ciò presuppone centri per l’impiego funzionanti, in grado di prendersi carico della platea di 1,7 milioni di nuclei (4,9 milioni di persone) che potenzialmente beneficia del sussidio. Ma la misura decollerà il 1° aprile, un lasso di tempo che per le Regioni è troppo ravvicinato. Senza considerare i possibili intasamenti per i due terminali dove presentare domanda: Poste e Caf. Non a caso ieri è intervenuta la Consulta nazionale dei centri di assistenza fiscale, che ha chiesto al Governo l’avvio di un confronto sulla programmazione delle attività, ma soprattutto un «adeguato sostegno economico». I Caf, a cui il testo destina 20 milioni, ricordano che «la convenzione Isee 2019 non è ancora stata stipulata per l’insufficienza di dotazione finanziaria dell’Inps, che disporrebbe di un tetto massimo di spesa di soli 82 milioni, a fronte di un atteso incremento delle dichiarazioni sostitutive uniche, rispetto al 2018, per effetto delle diverse misure adottate nella legge di bilancio».

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