Adempimenti

Centri per l’impiego, destinate a slittare le 5.600 assunzioni

di Giorgio Pogliotti

Le Regioni stanno per avviare le procedure per effettuare le complessive 5.600 assunzioni che serviranno a potenziare il personale dei centri per l’impiego. Ma sembra destinata a slittare la scadenza del 30 giugno per la pubblicazione dei bandi.

Atteso da mesi, il decreto con il riparto dei fondi recentemente firmato dal ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, è ancora alla Corte dei Conti e difficilmente potrà essere rispettata dalle Regioni la data del 30 giugno: si andrà dunque quasi sicuramente ad una proroga dei termini. Di queste assunzioni, 4mila sono finanziate dalla legge di Bilancio con uno stanziamento stabile di 160 milioni annui (ridotti per il 2019 a 120 milioni) e saranno con contratto a tempo indeterminato: riguardano essenzialmente due profili, lo specialista del mercato del lavoro e l’operatore del Cpi. Mentre le altre 1.600 assunzioni che furono concordate con l’ex ministro Poletti e recepite nella conferenza Unificata a fine 2017, avverranno con contratto a tempo determinato. Si rafforzano così quantitativamente gli organici dei centri per l’impiego che dovranno occuparsi del reddito di cittadinanza, oltre dell’ordinaria gestione dei disoccupati.

Per evitare che si proceda in ordine sparso, l’utima conferenza delle regioni ha emanato un documento con indicazioni per le singole regioni affinché siano adottati elementi minimi comuni per armonizzare le procedure concorsuali. Il fattore tempo è essenziale. La novità è che una volta bandito il concorso e stilate le graduatorie, se nei mesi successivi si libereranno ulteriori posizioni le regioni potranno attingere a queste graduatorie, senza dover bandire nuove procedure concorsuali. Si prevede che i neoassunti saranno contrattualizzati entro la fine dell’anno, in aggiunta agli attuali 8mila dipendenti stabili. Così, nell’arco del triennio, si avrà un raddoppio degli organici regionali dei centri per l’impiego, essendo previste ulteriori 6mila assunzioni a tempo indeterminato entro il 2021.

Tra le 5.600 assunzioni concordate con le regioni, il numero più alto di ingressi è in Campania con 641 assunzioni a tempo indeterminato e 257 a tempo determinato, segue la Puglia con 452 assunzioni stabili e 181 a tempo, e il Lazio con 417 assunzioni a tempo indeterminato e 167 a tempo determinato. «In Toscana avremo il raddoppio della dotazione del personale dei Cpi - spiega l’assessore al Lavoro, Cristina Grieco -, l’orientamento è quello di riservare metà dei posti ai laureati e metà ai diplomati. Per i circa 400 operatori delle cooperative in servizio nei centri per l’impiego da anni, verrà fatta valere l’esperienza maturata sul campo».

Se sul versante quantitativo questi nuovi arrivi consentiranno di colmare il grosso deficit relativo al numero di organici dei centri per l’impiego del tutto insufficiente (in Germania ci sono circa 99mila operatori, di cui 85.900 addetti al rapporto con l’utenza, in Francia 54mila, nel Regno Unito 74mila), resta ancora il tema della qualità delle prestazioni: sarà centrale la formazione dei dipendenti dei Cpi per adempiere ai nuovi compiti, come quello di favorire l’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro, mentre finora il personale si è occupato in prevalenza di procedure burocratico-amministrative.

C’è poi l’aspetto delle infrastrutture, spesso inadeguate a gestire i flussi di domande. La Legge di bilancio ha assegnato i fondi per potenziare la rete di oltre 500 sedi di Centri per l’impiego destinando 467,2 milioni di euro per il 2019 e 403,1 milioni per il 2020, rendendo strutturali queste risorse a decorrere dal 2021.

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