Adempimenti

La fattura elettronica parte al contrasto del lavoro nero

di Marco Mobili e Giovanni Parente

I dati della fattura elettronica anche per il contrasto al lavoro nero. Sotto osservazione di agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza il fenomeno delle cooperative lavoro che in realtà funzionano da vere e proprie cartiere, come emerso nell’ultima riunione del tavolo sull’e-fattura a cui hanno partecipato rappresentanti dell’amministrazione finanziaria, delle istituzioni e parlamentari. L’analisi delle informazioni pervenute allo Sdi consente, infatti, di approfondire quelle situazioni con presenza di elementi di rischio. È il caso dell’elevato numero di dipendenti, di ingenti debiti tributari non versati o portati in compensazione. La cartiera, in questo particolare schema frodatorio, fattura prestazioni di somministrazione di manodopera - o direttamente al committente o tramite consorzi - ad attività in settore ad alta intensità di manodopera.

Il sistema fraudolento

Qualche esempio in tal senso è rappresentato da call center, logistica o pulizie. Risalendo la corrente attraverso le fatture elettroniche inviate allo Sdi (si viaggia sul miliardo nel primo semestre 2019) si arriva all’impresa committente che “acquista” prestazioni dalla cartiera e massimizza il vantaggio fiscale e contributivo illecito. Infatti la committente può portare in detrazione l’Iva fatturata dalla cartiera, non versa gli oneri contributivi e deduce i costi per i servizi dalla base imponibile Irap. In un simile schema, quindi, compaiono e scompaiono prestazioni di lavoro che finiscono nell’area del nero, senza tutele né in termini di sicurezza né in termini di coperture contributive. Così la fattura elettronica allarga il suo raggio d’azione e può portare a individuare anche casi di somministrazione illecita.

Ma non è l’unico esempio portato durante il tavolo sulla fattura elettronica. Come fa notare Raffaele Trano, capogruppo M5S in commissione Finanze alla Camera che ha partecipato ai lavori, l’incrocio delle informazioni arrivate al Sistema di interscambio con quelle delle liquidazioni periodiche Iva, delle dichiarazioni annuali e dei modelli F24 consente di distinguere i contribuenti inadempienti dalle partite Iva inattive. O ancora, l’incrocio tra i dati fattura e quelli dell’esterometro servirà a “stanare” gli esportatori abituali fittizi che sfruttano senza averne diritto le agevolazioni Iva e per i quali, comunque, la conversione del decreto crescita punta a introdurre nuovi meccanismi di contrasto (si veda l’articolo a lato).

Scontrini e ricevute

Un’altra ondata di informazioni è in arrivo con la trasmissione telematica di scontrini e ricevute che, oltre a permettere una visione completa dell’attività economica dei contribuenti, fornirà dettagli anche sulle transazioni con consumatori finali (B2C): uno dei punti su cui c’è ancora una zona grigia in termini di compliance. Proprio dell’effetto “deterrente” finora avuto dalla fattura elettronica parla Trano che punta molto sui big data a disposizione del fisco. Un effetto lungo due direttrici: «Percezione immediata per il contribuente che l’amministrazione finanziaria acquisisce in tempo reale la fattura attestante la transazione eseguita. Il contribuente, conscio di questo “spesometro giornaliero”, è meno incentivato a commettere frodi. La seconda direttrice verte sulla consapevolezza della possibilità di migliorare capacità di analisi per l’individuazione tempestiva di situazioni anomale». Anche per monitorarne gli effetti, l’amministrazione finanziaria punta a mettere a confronto i versamenti Iva con i principali indicatori macroeconomici per verificare la presenza di un extragettito.

Compliance ma anche controlli. «L’utilizzo dell’analisi di rischio, indicata da diversi fattori, quali anomalo volume d’affari, rilevante entità debiti, inconsistenza patrimoniale - sottolinea ancora Trano - metterà in un contenitore i soggetti a rischio per essere monitorati costantemente per poi far partire controlli mirati su presunti frodi in atto».

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