Adempimenti

Con corsia veloce al via il 96% dei microappalti

di Giorgio Santilli e Gianni Trovati

La corsia veloce per i microappalti dei piccoli Comuni funziona: i 400 milioni stanziati dalla legge di bilancio per finanziare la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale sono stati appaltati per il 95%. E grazie alla mini-proroga arrivata con il Dl crescita, che sposta a domani il termine per l’avvio dei lavori, si dovrebbe arrivare a impegnare il 100 per cento delle risorse. In autunno sarà poi la volta dei 500 milioni per risparmio energetico e mobilità sostenibile. I cantieri vanno avviati entro fine ottobre per non perdere il contributo, e i sindaci sono all’opera.

Lavori in corso, quindi, spesa effettiva, cantieri attivi, con uno stato di avanzamento che per la prima tornata ha già raggiunto il 36% da quando, il 15 maggio, è scaduto il primo termine per l’avvio delle opere. Dei 366,7 milioni di euro appaltati ne sono stati già erogati 135,4.

I numeri della Ragioneria generale dello Stato confermano che questa norma, ispirata al «modello spagnolo» proposto dall’Ance (l’associazione dei costruttori) circa un anno fa, costituisce una sorta di miracolo nel panorama italiano dei lavori pubblici. Un panorama che è stato fotografato più volte - dai rapporti della Presidenza del Consiglio a quelli più recenti dell’Anas - e sempre con lo stesso risultato che servono anni (mediamente da due a otto, con punte di dieci) per passare dal finanziamento al cantiere. Riuscire ad appaltare in meno di cinque mesi praticamente tutti i lavori previsti è un fatto del tutto inedito ed eccezionale. Una specie di miracolo.

I Comuni coinvolti sono 7.393 (di cui 5.499 con una popolazione inferiore ai cinquemila abitanti), i progetti finanziati 7.842 (5.621 sono quelli dei comuni piccolissimi).

L’operazione nasce, per una volta, da una concertazione efficace all’interno del governo. Che, altro inedito, si è tradotta in grande attivismo nella fase attuativa. Il Viminale è partito subito, dieci giorni dopo la manovra, con le risorse e il sostegno ai Comuni. E a maggio, a stretto giro con il Dl crescita, il Mise ha approvato il decreto con la destinazione dei 500 milioni. Per il ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro il gruppo delle norme pro investimenti locali vale in tutto 1,9 miliardi, compreso lo sblocco degli avanzi. E viaggia a ritmi che «hanno sorpreso molti burocrati». E sul versante delle piccole opere c’è una novità, dal Viminale. «I Comuni che hanno avviato i lavori potranno tenere i soldi che riusciranno a risparmiare - anticipa il sottosegretario Stefano Candiani (Lega) - con meccanismo che incentiva chi riesce a fare le opere nel modo più efficiente».

Grande soddisfazione dell’Ance. «Il successo della norma - dice il presidente Gabriele Buia - da noi proposta, dimostra che un piano di piccole e medie opere per la messa in sicurezza e la manutenzione dei territori è necessario e nello stesso tempo rappresenta un grande fattore di crescita per tutto il Paese. Il nostro auspicio - continua Buia - è che ora lo strumento sia potenziato e divenga una misura permanente. Solo intervenendo sulle modalità di spesa dei soldi pubblici, come abbiamo segnalato più volte, è possibile far ripartire l’economia facendo cose utili per la collettività».

Alla replica però dovrà pensarci la manovra. Perché i tentativi di stabilizzare il meccanismo portati avanti nel cantiere del Dl crescita sono inciampati sul problema coperture. Alla fine, per i sindaci lontani da Roma e dalle altre sei città in crisi sono rimaste poche decine di milioni, pescate dal Fondo per i progetti di Industria 4.0. Troppo pochi per pesare davvero.

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