Adempimenti

Vigilanza, cresce il numero delle aziende irregolari e il recupero di contributi e premi

di Mario Gallo

Dopo la pubblicazione della nota 19 agosto 2019, numero 7479, con la quale sono stati resi noti gli esiti sull'applicazione dell'istituto della sospensione dell'attività d'impresa (articolo 14 del Dlgs 81/2008) nei primi sette mesi del 2019, l'Ispettorato nazionale del lavoro ha fornito un quadro ancora più completo dell'azione ispettiva in corso con la pubblicazione della nota 5 settembre 2019, numero 7753.
Si tratta di un provvedimento molto interessante che fotografa i numeri emersi nelle attività di controllo poste in essere nel primo semestre del 2019. I dati sono, invero, molto impietosi e testimoniano in modo molto preoccupante che il fenomeno dell'illegalità in materia di lavoro e previdenza sociale, nelle sue pur diverse sfaccettature, non tende a sgonfiarsi, anzi appare ancora in una fase espansiva.

Aziende irregolari: il tasso è ancora in crescita
Un primo elemento, infatti, che colpisce scorrendo le tabelle riportate nel provvedimento è che, come evidenziato anche dallo stesso Inl nel comunicato dello scorso 2 agosto, pur registrando una flessione nel volume delle ispezioni (-9%) a causa delle ridotte risorse a disposizione, gli indici d'efficacia della macchina ispettiva risultano in aumento rispetto a quelli corrispondenti dello stesso periodo del 2018.
E un primo indicatore, molto significativo, è il tasso d'irregolarità rilevato presso le imprese assoggettate ai controlli, pari al 72%, facendo registrare così un + 3% rispetto al primo semestre dell'anno precedente; si tratta di un valore alto che, addirittura, per la vigilanza assicurativa è del 90% mentre per quella previdenziale è dell'82%.

In aumento il "nero" ma anche gli appalti e le somministrazioni illecite
Altro dato significativo che fa riflettere è che gli accessi effettuati nel periodo sono stati 79.651, suddivisi tra 65.733 per la vigilanza in materia di lavoro, 6.501 per la vigilanza previdenziale e 7.417 per quella assicurativa, che hanno consentito anche di dar emergere ben 23.300 lavoratori "in nero" (+14% rispetto al primo semestre 2018) ma, come si legge dal comunicato del 2 agosto 2019, anche 185 percettori indebiti del reddito di cittadinanza.
Per altro va anche precisato che, nello stesso comunicato, l'Inl ha anche sottolineato che è più che raddoppiato (da 5.161 a 10.454) il numero dei lavoratori soggetti a forme di appalto e somministrazione illeciti mentre è pressoché triplicato (da 150 a 413) quello dei lavoratori interessati da accertamenti in materia di distacco transnazionale illecito.
Per non parlare, poi, della lotta alla triste piaga del caporalato che ha portato alla denuncia di 263 persone – 59 delle quali in stato d'arresto – facendo registrare una significativa crescita rispetto al primo semestre del 2018 (dove sono state "solo" 80), concentrandosi prevalentemente nel settore agricolo.

Stretta" della vigilanza previdenziale
A tutto ciò, poi, si aggiungono i dati sui risultati conseguiti in ambito previdenziale. L'azione ispettiva, infatti, ha consentito di far emerge ben 27.924 lavoratori aventi un rapporto di lavoro fittizio, con il conseguente annullamento della posizione e il recupero di 140.708.600 euro.
Complessivamente, considerando anche i risultati della vigilanza in materia di lavoro e assicurativa, i dati riportati nella nota del 5 settembre parlano di un recupero di contributi e di premi Inail pari a circa 530 milioni di euro, in soli sei mesi, che si badi bene è superiore del 43% rispetto ai 351 milioni di euro recuperati nel corrispondente primo semestre del 2018.

Considerazioni conclusive
Si potrà obiettare che si tratta, però, di dati ancora "grezzi" in quanto oggetto di possibili contenziosi e, quindi, di un successivo assestamento, ma sono comunque molto significativi e spingono ad una breve riflessione di fondo.
La macchina ispettiva, in attesa del previsto incremento dell'organico, ha migliorato le proprie performance ma i dati testimoniano che la tanto contestata stretta di dicembre operata con la legge 145/2018 che, a decorrere dal 1° gennaio 2019 ha aumentato del 20% diverse sanzioni in materia di regolarità del rapporto di lavoro (10% per quanto riguarda gli importi dovuti per la violazione delle disposizioni sulla sicurezza sul lavoro di cui al Dlgs 81/2008), sembra che non stia ancora producendo i frutti sperati.
Si tratta, quindi, di un dato che testimonia ancora una volta che, tutto sommato, la leva repressiva da sola non basta per contrastare efficacemente tali fenomeni se non è accompagnata da una strategia complessiva più ad ampio respiro, incentrata anche sulla priorità delle azioni prevenzionali e il taglio al costo del lavoro.

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