Adempimenti

Lo 0,5% per la Naspi dilata il conto contributivo

di Antonino Cannioto e Giuseppe Maccarone


Si complica la gestione della maggiorazione (0,50%) prevista per i rinnovi dei contratti a tempo determinato (Ctd), in particolare se superiori a nove. La norma, introdotta dal Dl 87/2018, prevede un'applicazione incrementale del contributo addizionale Naspi i cui negativi effetti – operativi e gestionali – iniziano a palesarsi.

Le situazioni più critiche si manifestano quando si è in presenza di molti rinnovi. In questo, gioca un ruolo fondamentale, tra l'altro, la mancata individuazione di un arco temporale entro cui verificare la presenza di contratti a termine già precedentemente stipulati con lo stesso lavoratore. L'esistenza di tali rapporti pregressi configura infatti come rinnovi tutte quelle assunzioni - sempre a termine - con lo stesso lavoratore, effettuate dopo il 14 luglio 2018. Quando, poi, l'attività dell'azienda - per la sua stessa natura - porta al prolificare dei rinnovi di Ctd, la criticità diventa preoccupante non solo per la gestione, ma anche in relazione al costo contributivo.

È il caso, per esempio, delle imprese di somministrazione che, per via della loro “mission”, possono effettuare una serie innumerevole di rinnovi di contratti a termine con soggetti destinati a essere somministrati presso le aziende clienti. Sul punto, la particolare dinamica non reca solo conseguenze gestionali ma anche sensibili aggravi di costi. Questi ultimi, quando il lavoratore è somministrato più volte presso il medesimo cliente, vengono ribaltati sulle aziende utilizzatrici mentre restano, invece, ingiustificatamente a carico dell'impresa di somministrazione (si veda il Sole 24 Ore dell'8 ottobre), quando il soggetto viene somministrato presso utilizzatori diversi.

In tema di rincaro contributivo, ricadono nella perversa spirale anche le fattispecie che integrano il requisito della stagionalità così come, nel tempo, sono state individuate dalla contrattazione collettiva.

Sull'argomento, l'Inps è intervenuto con la circolare 121/2019 fornendo ai datori di lavoro i codici da utilizzare nel flusso uniemens. La logica seguita dall'istituto di previdenza prevede la ripetizione del codice con l'indicazione del numero del rinnovo. Tuttavia, quando i rinnovi sono molteplici, il numero dei codici da indicare nel flusso si dilata notevolmente.

Così, l'istituto è tornato sull'argomento con il messaggio 4098/2019, in cui, provvisoriamente, viene indicata una modalità espositiva alternativa a quella illustrata con la circolare 121. Viene previsto il ricorso a una formula matematica (X :9=y + r). Quest'ultima entra in gioco nei casi di rapporti di lavoro a tempo determinato, anche in somministrazione, rinnovati per un numero di volte estremamente elevato e comunque superiore a nove.

In tal caso, secondo le indicazioni contenute nel messaggio, occorre dividere il numero progressivo del rinnovo per nove e individuare il resto. Nel documento l'Inps fornisce un esempio riferendosi a una situazione in cui l'ultimo rapporto a termine costituisce il 32° rinnovo. In tal caso dividendo 32 per 9 si ottiene 3 con il resto di 5. Occorrerà, quindi, indicare sul flusso uniemens per tre volte il codice previsto (M709) seguito dall'altro codice (M705) che, nell'ultimo carattere, racchiude il resto.

Riguardo al contributo - che in questo caso equivale al 16% dell'imponibile previdenziale del lavoratore - l'istituto fa presente che lo stesso va riproporzionato. Nell'esempio, quindi, ipotizzando che l'imponibile previdenziale sia pari a 1.500 euro, il contributo aggiuntivo sarà uguale a 240 euro. I tre 3 codici M709 riporteranno il valore di 67,5 euro mentre il codice M705 conterrà il valore di 37,5 euro. I dati riferiti ai campi “AltroImponibile”, “numGG” e “numOre”, vanno ripetuti.

Si tratta di un meccanismo complicato la cui dinamica perversa è generata certamente dalla norma. Comunque va dato atto, ai tecnici Inps, di aver provato a individuare un sistema di gestione alternativo.

In chiusura, vale la pena di osservare come sia giunto il momento di pensare seriamente ad agevolare gli adempimenti in materia di lavoro, in quanto le complessità non giovano a nessuno dei soggetti coinvolti.

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