Adempimenti

Restano pesanti oneri scaricati sulle aziende

di Giampiero Falasca

La modifica degli adempimenti fiscali per gli appalti ad alta intensità di lavoro consentirebbe - se alla fine sarà licenziata questa versione dell’emendamento - di ridurre l’impatto negativo di una norma di stampo poliziesco che poteva creare problemi enormi nella gestione delle imprese.

Anche la nuova impostazione presenta, tuttavia, una grande criticità di fondo: il legislatore, per sopperire all’impossibilità dell’amministrazione pubblica di svolgere controlli efficaci sull’adempimento degli obblighi fiscali, ha deciso utilizzare le imprese (in modo coattivo) per svolgere questa azione di controllo.

Gli oneri - procedurali e, quindi, anche economici - che vengono scaricati sul sistema delle imprese sono molto pesanti, come emerge analizzando gli adempimenti che, nella nuova impostazione, dovranno gestire i committenti degli appalti di opere e servizi (nozione che dovrà essere intesa in senso ampio, includendo anche gli appaltatori che si avvalgono di subappaltatori).

Il primo passaggio riguarda l’esatta mappatura della rete di fornitori: ciascuna impresa dovrà censire i soggetti che operano in regime di appalto, individuando i rapporti soggetti alle nuove procedure per via del volume economico e delle caratteristiche con cui si svolgono (ad esempio, prevalenza di manodopera).

Le aziende dovranno, inoltre, segnare sul calendario il quinto giorno successivo alla scadenza fiscale, data entro la quale gli appaltatori dovranno fornire ai committenti un elenco nominativo di tutti i lavoratori impiegati nel mese precedente nell’appalto, con tutti i dati economici connessi. L’invio di queste informazioni sarà essenziale ai fini di un altro passaggio chiave a carico dei committenti: l’incrocio del dato quantitativo (l’importo della somma pagata) con quello qualitativo (il numero di persone coinvolte nell’appalto e la tipologia di rapporti), con lo scopo di controllare se gli adempimenti sono stati rispettati.

Questo controllo si collega espressamente all’obbligo per l’impresa di interrompere, in presenza di irregolarità, il saldo dei corrispettivi dovuto all’appaltatore, e alla sanzione, per chi non lo rispetta, pari al valore delle somme omesse (entro il limite del 20% dell’opera o del servizio). Questa misura potrebbe generare un altro problema: l’interruzione forzata dei pagamenti verso l’appaltatore potrebbe causare il mancato pagamento delle retribuzioni, ingenerando una reazione a catena che potrebbe mandare in cortocircuito tutto l’appalto.

E per evitare questo cortocircuito, il committente potrebbe essere tentato di pagare comunque i corrispettivi all’appaltatore, accettando di pagare la sanzione pur di non compromettere il servizio. Il risultato finale sarebbe paradossale per il committente: dopo aver svolto, a proprie spese, i controlli, dovrà anche accollarsi la sanzione per evitare di subire danni sul mercato in cui opera.

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