Adempimenti

Taglio al cuneo solo 2020, rush finale in Cdm

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Rush finale sul cuneo fiscale. Ieri fino a tarda sera, si è esaminato il testo del decreto legge al consiglio dei ministri, iniziato più tardi per via degli ultimi nodi tecnici da sciogliere. La bozza del provvedimento elaborata dai tecnici del ministero dell’Economia prevede per il periodo che va dal 1° luglio al 31 dicembre di quest’anno un’integrazione al reddito pari a 600 euro, per i redditi di lavoro dipendente e assimilati a partire da 8.200 euro fino a 28mila euro. Viene poi introdotta una nuova detrazione che interessa i redditi da oltre 28mila euro che vale 600 euro e che va progressivamente riducendosi con il crescere del reddito, fino ad azzerarsi a quota 40mila euro.

Sempre la bozza del Dl prevede l’applicazione dell’intervento per il solo 2020 con un costo di 2,947 miliardi per quest’anno e di 596,3 milioni per il trascinamento nel 2021 degli oneri (in primis i conguagli dell’anno successivo). La misura è finanziata dall’ultima legge di Bilancio con 3 miliardi per i sei mesi del 2020 e 5 miliardi peri 12 mesi del 2021 (destinati probabilmente a diventare 6 con la prossima manovra).

Complessivamente secondo le stime del governo, vedranno crescere le retribuzioni circa 16 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato e di quello pubblico, che dichiarano un reddito fino a 40mila euro. Di questi 4,3 milioni sono lavoratori esclusi finora dal bonus Renzi, con redditi superiori a 26.600 euro.

Il meccanismo disegnato dalla bozza di decreto legge, composto di 5 articoli, prevede sostanzialmente un “doppio binario”: da 8.200 euro a 28mila euro si conferma il bonus di 80 euro introdotto dal governo Renzi, maggiorato di ulteriori 20 euro. Attualmente gli “80 euro” sono percepiti da 11,7 milioni di lavoratori che dichiarano redditi da 8.200 euro a 26.600 euro. Con il decreto legge in questione, questa platea beneficiaria del bonus si allarga fino a 28mila euro di reddito, includendo, così, altri 710mila lavoratori, oggi esclusi dalla misura.

La somma riconosciuta a titolo di trattamento integrativo, non concorre alla formazione del reddito. Considerando che l’operazione parte da luglio, per questi lavoratori l’aumento delle buste paga è di 600 euro, pari a 100 euro mensili netti in più.

Ma è stata proprio l’estensione da 26.600 euro a 28mila del meccanismo del bonus, che sostanzialmente agisce come un credito d’imposta, ad aver richiesto un supplemento di istruttoria che ha ritardato l’esame da parte del consiglio dei ministri. Sono stati sollevati dubbi tecnici, per il rischio che possa mal conciliarsi con la riforma dell’Irpef annunciata dal 2021.

A livello politico, tuttavia, c’è una condivisione di massima sulla necessità dell’intervento, e anche il sindacato incontrato venerdì scorso a palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha espresso il consenso sulla misura per l’impatto positivo che avrà sulle buste paga dei lavoratori, soprattutto operai e impiegati, tanti ministeriali e una gran fetta anche di insegnanti. Per tutti loro l’intervento sul netto delle retribuzioni equivale più o meno ad un rinnovo contrattuale. Cgil, Cisl e Uil, hanno però sollevato la richiesta di prevedere un intervento anche per gli incapienti della no tax area e per i pensionati, esclusi dall’operazione. Così come sono esclusi i lavoratori autonomi e i professionisti.

Tornando alla bozza del Dl, per chi si trova nella fascia di reddito oltre i 28mila euro e fino a 40mila euro si introduce una nuova detrazione che consentirà di aumentare le buste paga con importi che oscillano, in via decrescente all'aumentare del reddito, da 600 euro a 96 euro fino a redditi di 39mila euro, per poi azzerarsi a 40mila euro. Da oltre 28mila euro a 40mila euro sono ricompresi circa 3,5 milioni di lavoratori. Una volta approvato dal consiglio dei ministri il decreto, una volta pubblicato sulla gazzetta ufficiale, andrà alle competenti commissioni parlamentari per la conversione in legge.

Nei piani del premier Conte si tratta di un’anticipazione della più ampia riforma dell’Irpef che viaggia con una legge delega da presentare ad aprile.

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