Adempimenti

Appalti e ritenute, certificazione da presentare entro il 24 febbraio

di Giuseppe Latour

Il nuovo Durf, la certificazione che salva le imprese dai pesantissimi adempimenti in materia di ritenute fiscali, andrà presentato dall’appaltatore al proprio committente entro cinque giorni lavorativi dalla scadenza del termine per i versamenti. Quindi, in fase di prima applicazione, bisognerà attivarsi al massimo il 24 febbraio. Anche se sulle sanzioni ci sarà una moratoria fino al 30 aprile prossimo.

L’importante chiarimento, che cristallizza il calendario per le imprese, arriva dalle indicazioni interne che l’agenzia delle Entrate ha appena messo a disposizione dei propri funzionari. Con l’obiettivo di dare istruzioni su una norma che avrà «significativi riflessi sull’attività degli uffici».

La norma, sulla quale mercoledì le Entrate hanno diffuso la circolare 1/E, prevede che il certificato sia messo a disposizione dagli uffici territoriali dell’Agenzia: non serve, quindi, una richiesta specifica. Per facilitare l’adempimento, però, è stato comunque predisposto un fac-simile.

In attesa di un applicativo centrale che produca automaticamente questi certificati, consentendo la verifica immediata del loro contenuto, è stata predisposta una soluzione provvisoria, per rispettare i tempi molto stretti. La nuova funzione è stata sviluppata dalla Direzione regionale della Lombardia e sarà reperibile all’interno dell’applicativo chiamato «Tcer». Il software consentirà, all’inizio, la produzione del certificato solo con riferimento all’ultimo giorno del mese precedente rispetto alla data della richiesta. Sono previste a breve delle migliorie tecniche che consentiranno anche l’emissione di certificati relativi a qualunque mese.

L’applicativo riscontrerà l’esistenza dei quattro requisiti previsti dalla legge e produrrà una bozza di certificato con esito positivo o negativo. Il funzionario avrà il compito di verificare «con attenzione» questi risultati. In caso di esito negativo, saranno evidenziati solo i requisiti non soddisfatti dall’impresa.

Se l’esito negativo dipende dai carichi, sarà possibile fare un passaggio ulteriore e interrogare i web service degli agenti della riscossione ottenendo, per il codice fiscale analizzato, il dettaglio dei carichi: questo documento potrà essere consegnato al contribuente, su richiesta, per effettuare le sue verifiche sulla propria posizione. C’è anche la possibilità che il contribuente ritenga il certificato non corretto: in questo scenario potrà rivolgersi all’ufficio che lo ha emesso, segnalando i dati che ritiene non siano stati considerati e chiedendo il riesame. L’Agenzia dovrà procedere «tempestivamente» a una verifica ed eventualmente all’emissione di un nuovo certificato.

In un caso bisognerà fare attenzione particolare: può succedere che il contribuente abbia effettuato un pagamento l’ultimo giorno del mese. Questo, per un problema di tempi tecnici, potrebbe non rientrare nel flusso di dati degli sportelli.

Sulla circolare, intanto, arrivano le prime reazioni. Il presidente Ance, Gabriele Buia spiega che «non ci sono le risposte che ci aspettavamo». A preoccuparlo è soprattutto il fatto che «nonostante le promesse di semplificare, si introduca un grande carico di oneri. Le imprese dovranno strutturarsi per fare controlli più che per impegnarsi nello sviluppo. Mi chiedo come si farà, in un settore come il nostro, a controllare tutta la filiera dei subappaltatori». La norma, insomma, «è da riscrivere».

Francesco Quattrone, direttore lavoro e relazioni sindacali di Federdistribuzione, sottolinea che la circolare «ha chiarito alcuni passaggi: è positiva l’esclusione dall’applicazione della norma della somministrazione lecita di manodopera». Tuttavia, «resta il nodo relativo al ruolo di controllore del committente. Un ruolo delicato e oneroso che prevede la responsabilità anche in merito alla congruenza dei versamenti rispetto alle retribuzioni, senza avere a disposizione strumenti per effettuare queste verifiche».

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