Adempimenti

Banche in pressing sullo scudo legale

di Cristina Casadei

«Riteniamo di assoluta urgenza, anche al fine di garantire una ripresa efficace, progressiva, dell’economia del Paese, un chiarimento sul piano normativo circa l’ambito di responsabilità per il rischio Covid-19 dei datori di lavoro». Nell’audizione di ieri in Senato, il responsabile della direzione sindacale e del lavoro dell’Abi, Stefano Bottino, ha ripercorso i protocolli siglati con i sindacati, contenenti le misure di prevenzione, contrasto e contenimento della diffusione del Covid 19. Ben 4, dopo che i Dpcm che si sono succeduti hanno stabilito la continuità dei servizi bancari, finanziari e assicurativi. Avere condiviso le regole con i sindacati e rispettarle deve però bastare. Soprattutto in una fase in cui viviamo nell’«assenza di consolidate e univoche conoscenze medico-scientifiche» e nella loro «costante evoluzione anche in riferimento alle modalità e alle occasioni del contagio». Per questo, nell’audizione di ieri, Bottino ha spiegato che non si può andare oltre «l’impegno a una puntuale e responsabile applicazione delle specifiche previsioni dei protocolli» e «l’obbligo in capo ai datori di lavoro - ai fini della conseguente responsabilità civile e penale - deve essere limitato all’adozione delle misure anti-contagio indicate negli stessi protocolli sottoscritti», escludendo «l’obbligo di valutare il rischio contagio in quanto fattore esterno, caratterizzato dalla imprevedibilità ed eccezionalità, i cui effetti non sono controllabili dal datore di lavoro». Senza un chiarimento normativo, prima ancora di avere risposte scientifiche certe, si rischia di scaricare sul mondo del lavoro, già messo a dura prova dall’emergenza sanitaria, responsabilità di valutazioni su rischi come il Covid-19.

Sul versante tensioni occupazionali Bottino ha ricordato che in Italia il credito è «un settore che di fatto non vede licenziamenti. Fino a oggi nonostante le crisi che ci sono state, i licenziamenti non hanno mai caratterizzato il settore bancario italiano, non ho visibilità su notizie o elementi che possano far pensare che sia diverso nel futuro». Se nessun cambiamento sembra che interverrà nella gestione dei perimetri occupazionali, in futuro, anche il lavoro in banca sarà molto diverso. Lo smart working ha infatti garantito la continuità e l’operatività di molte attività. Si tratta però di uno strumento che richiede molti investimenti. E visto che con l’emergenza sanitaria la platea di chi ne ha usufruito si è allargata enormemente, allora servono «forme di sostegno pubblico, per evitare che gli investimenti gravino interamente sulle aziende già “provate” dalla crisi legata all’epidemia», ha spiegato Bottino. La soluzione bring your own device adottata da molte società non è insomma da considerarsi sostenibile nel medio termine: sarà semmai richiesto un investimento in attrezzature aziendali, così come in formazione.

La ripresa passerà da una serie di leve da attivare, tra cui le banche sottolineano innanzitutto la riduzione del cuneo fiscale e contributivo. In secondo luogo il miglioramento del regime fiscale dei premi - o elevando i plafond o riducendo l’aliquota di riferimento - e infine la decontribuzione degli incrementi retributivi stabiliti dai contratti collettivi nazionali. Del resto i bancari sono stati gli ultimi a siglare il rinnovo del contratto di lavoro. Con un aumento medio, lo ricordiamo, di 190 euro.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©