Adempimenti

Per molti la scelta del 20 agosto con lo 0,40% in più

di I.Cimm. Fe. Mi.

«Ditemi che non sono il solo a non prendere in considerazione la scadenza del 20 luglio per il versamento delle imposte», si legge nel post di un commercialista pubblicato sulla pagina Facebook del Consiglio nazionale.

Da Nord a Sud l’appuntamento di ieri sembra essere stato in larga parte dribblato: causa crisi post lockdown si è preferito rinviare il pagamento delle tasse al 20 agosto, pur con il sovrapprezzo dello 0,40%, nella speranza di un ripensamento dell’ultima ora del Governo su una ulteriore proroga al 30 settembre. Difficile che ciò avvenga. Per questo si sta facendo largo l’opzione ravvedimento operoso: si saltano i due appuntamenti fiscali rinviando il pagamento ad altra data con una sanzione che comunque resta non eccessiva. Una via in più per tutti gli imprenditori con scarsa liquidità, che stanno affrontando con grande difficoltà il post lockdown e che così possono scansare anche la prossima data.

Che il 20 luglio sarebbero stati in pochi a saldare le tasse era già nell’aria. «Vi segnalo che i versamenti delle imposte partiti oggi dal mio studio non coprono neppure il 5% delle dichiarazioni che dovremo complessivamente inviare. La proroga al 30 settembre ce la prendiamo, voi cambiate lavoro», dice su Twitter il commercialista Luca Grossi di Senigallia (Ancona). Secondo Rosario Vecchione, professionista a Napoli, «per quasi l’80% dei miei clienti si è preferito rinviare al 20 agosto, in particolare per quanto concerne l’Irpef». Rincara la dose Paola Preziuso di Lucera (Foggia): «Tra studio in affanno e scarsa liquidità pochi sono stati i titolari di partita Iva che erano nelle condizioni di poter pagare oggi».

C’è da dire che sono diverse le motivazioni dietro questo rinvio diffuso. Per Giulia Liboni, con studio ad Ascoli Piceno, molti contribuenti sono «in attesa della liquidità che dovrebbe arrivare dai finanziamenti bancari garantiti dallo Stato». Andrea Pulcini, commercialista a Frascati, aggiunge che la maggior parte dei suoi clienti ha aderito al rinvio al 20 agosto «non sapendo, tra l’altro, se potranno farvi fronte» e non escludendo «il meccanismo della rateazione» nei mesi successivi. Anche lui, però, sottolinea le «enormi difficoltà legate all’accesso al credito bancario» dei propri clienti, «sia in termini di tempistiche sia di valutazione del merito bancario».

Anche nel Nord il contesto sembra restare il medesimo: il commercialista di Venezia Guido Terranova racconta che «le valutazioni a supporto» della scelta di rinviare il pagamento delle tasse al 20 agosto «sono da rinvenire nella carenza di liquidità, nella possibilità di ulteriori proroghe dei termini di versamento ordinari e, non ultimo, la relativa esiguità dei maggiori oneri dovuti per lo slittamento del versamento con applicazione della maggiorazione dello 0,4%». Terranova tiene comunque a fare una precisazione: «Tra coloro che hanno versato in data odierna (ieri, ndr), vi è chi ha provveduto a versare per intero quanto dovuto a saldo, riducendo, in alcuni casi fino ad azzerarlo, il versamento in acconto, specialmente soggetti appartenenti ad alcune categorie produttive (ad esempio ricettivo-alberghiero) le cui prospettive reddituali per l’esercizio in corso sono drasticamente ridimensionate rispetto al precedente».

Per una proroga nei termini è oramai troppo tardi; ma non è detta l’ultima parola. In passato infatti si è già assistito alla proroga “postuma”, che finisce per mortificare chi ha rispettato i termini e premiare chi invece non lo fa.

In tema di scadenze fiscale il nostro legislatore ha spesso il brutto vizio di decidere a ridosso dei termini; è accaduto anche con la proroga dal 30 giugno al 20 luglio, il Dpcm che ha sancito il rinvio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 giugno. C’è da dire che in quel caso l’intenzione era stata comunicata qualche giorno prima, con un comunicato stampa, strumento che però non ha valore “legale”.

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