Adempimenti

Nuove competenze, intese con termini più lunghi

di Mauro Pizzin

I termini per la definizione degli accordi sindacali e l’inizio dei percorsi formativi slitteranno oltre quelli attuali del 31 dicembre. Lo ha annunciato ieri la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, nel corso della seconda giornata del convegno nazionale 2020 dell’Agi, tenutosi online e in cui sotto la lente dell’associazione dei giuslavoristi italiani sono finite le regole e i diritti del lavoro durante e dopo il coronavirus.

Il tema collegato al fondo che consente il finanziamento del costo dell’ora di lavoro destinata alla formazione e dei relativi contributi era sentito dalla platea degli avvocati, in quanto strettamente collegato al tema delle politiche attive, destinate a diventare sempre più strategiche quando, finito il blocco dei licenziamenti, ci si troverà ad affrontare la perdita di numerosi posti di lavoro.

«Per misure come il Fondo nuove competenze, - ha sottolineato Catalfo - verrà emanato un decreto interministeriale in cui si definirà lo slittamento e si preciserà che lo stanziamento iniziale di 730 milioni potrà essere utilizzato per tutto il 2021; come ministero abbiamo chiesto, inoltre, anche un suo rifinanziamento a valere sul Recovery fund», una scelta, quest’ultima, che lascia aperta la porta alla possibilità che il nuovo strumento diventi una misura strutturale.

Un’altro strumento testato su larga scala durante la pandemia e destinato a incidere anche sull’organizzazione del lavoro post-Covid è quello dello smart working, declinato tanto sul versante della occupazione privata, quanto su quella pubblica. Un fronte, quest’ultimo, su cui ha parlato la ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, che ha definito il lavoro agile «la più grande innovazione introdotta con l’accelerazione della pandemia, ma che rappresenta anche il futuro organizzativo della Pa». Una modalità, quella del lavoro smart, che per la ministra, in una prospettiva di lungo termine, richiede non solo la risoluzione di alcuni problemi contrattuali «come il diritto alla disconnessione e gli orari di reperibilità», ma anche mutamenti organizzativi che chiamano in causa i dirigenti. «Una modalità lavorativa di questo tipo - ha sostenuto la ministra - implica la formazione di un dirigente pubblico che deve diventare sempre più manager e sempre meno dirigente per come l’abbiamo finora conosciuto. Vanno quindi potenziati i corsi di formazione, dirigendoli anche verso il coaching». Sul fronte della valutazione dei risultati - strategica quando si parla di lavoro agile - Dadone ha annunciato l’emanazione a breve di un decreto ministeriale contenente le linee guida sugli indicatori utilizzabili.

Sempre in materia di lavoro ai tempi della pandemia, durante il convegno è stato affrontato il tema del blocco dei licenziamenti, sul cui carattere esclusivamente emergenziale non potevano che essere tutti d’accordo. «Il periodo che ci auguriamo contenuto di questa legislazione emergenziale - ha detto sul punto il giudice della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso - potrebbe scoraggiare una verifica con incidente di costituzionalità».

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