Adempimenti

Trattativa per evitare la fiducia sul green pass, slitta la cabina di regia

di Emilia Patta

«A Draghi chiederò quali sono le sue intenzioni». Al termine della riunione della segreteria politica della Lega Matteo Salvini mostra la faccia feroce sul tema del green pass e dei vaccini. «Siamo tutti concordi e unamimi, abbiamo fiducoa negli italiani».

Il primo scoglio da superare è quello del decreto sul green pass già in vigore, che è arrivato in Aula alla Camera e che deve essere licenziato entro venerdì mattina. «Chiederò al governo - dice il leader della lega - che non si metta la fiducia sul green pass. Se il Parlamento ha un peso allora non metti la fiducia, visto che ci sono solo cinquanta emendamenti di cui solo cinque della Lega». Il punto è che quei cinque emendamenti Salvini non li vuole ritirare, come cdiedono governo a alleati: sarebbe un precedente pericoloso se ogni partito della larga maggioranza draghiana avesse licenza di dissentire a seconda degli argomenti. Ma a Palazzo Chigi sono fiduciosi e notano come richeste e toni della Lega si siano ammorbiditi nelle ultime ore. «Si sta trattando per evitare il ricorso alla fiducia», confermano. Anche perché il voto di fiducia potrebbe creare problemi a Salvini, dal momento che almeno una decina di irriducibili a partire da Claudio Borghi sarebbero pronti a votare contro dando l’immagine plastica di un gruppo non controllabile da parte del leader. Al vaglio, in queste ore, anche qualche piccola modifica di “bandiera”: in cambio la Lega garantirebbe il voto compatto del gruppo. Il faccia a faccia con Draghi - secondo fonti leghiste - ci sarà presto, forse già oggi. Ma intanto, a segnalare che il tema è ad alto rischio per i rapporti con la Lega, sembra slittata alla prossima settimana la cabina di regia tra il premier Mario Draghi e le forze della maggioranza per decidere sull’estensione del green pass e sull’obbligo di vaccinazione: prima bisogna portare a casa senza traumi il via libera della Camera al decreto.

Sul tavolo della trattativa, al di là della fiducia o meno al decreto sul green pass già in vigore, c’è l’estensione del certificato verde ai lavoratori della pubblica amministrazione e a chi è più in contatto con le persone come camerieri, autisti di mezzi pubblici, insegnanti di palestre e piscine... Salvini non chiude, ma vuole restringere il campo: in caso contrario il passo verso l’osteggiato obbligo vaccinale sarebbe breve. E sarebbe un problema di fronte all’elettorato di riferimento, almeno fino alle comunali del 3 ottobre prossimo. Non è affatto in discussione la permanenza della Lega al governo: «Siamo lealmente al governo e ci saremo. Perché lasciare l’Italia in mano a Pd e Cinque Stelle significa lasciarla a tasse e sbarchi. Noi siamo al governo con la nostra odentità e ci rimaniamo». Semmai l’obiettivo del leader della lega è ottenere qualcosa in cambio, come ad esempio il via libera ai tamponi gratuiti per gli under 18 e il no all’uso del green pass sui mezzi pubblici locali.

Intanto Forza Italia si smarca ulteriormente dall’alleato di centrodestra: il coordinatore nazionale Antonio Tajani ha riunito ieri i governatori, i dirigenti e i rappresentanti al governo per mettere a punto le proposte del partito da consegnare a Draghi: sì all’estensione del green pass al mondo del lavoro pubblico e privato e ai fruitori dei servizi, e se entro la prima settimana di ottobre non si raggiungerà l’obiettivo dell’immunità di gregge «riteniamo necessario introdurre l’obbligo vaccinale per tutta la popolazione».

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