Rapporti di lavoro

Retribuzioni, i settori che battono la crisi

di Francesca Barbieri


Il credito e le assicurazioni sono il top per dirigenti e quadri. L'industria, invece, lo è per impiegati e operai.
Le società di servizi, al contrario, presentano valori al di sotto della media nazionale in tutte le categorie, eccezion fatta per le tute blu. Mentre nel commercio e nel turismo a passarsela peggio di tutti sono impegati e operai.
Dopo i dati pubblicati dall'Istat la scorsa settimana (+0,7% la retribuzione lorda per ora lavorata a luglio su base annua), a fotografare lo stato dell'arte e il trend degli stipendi dei dipendenti privati del nostro paese ci ha pensato la società Od&M Consulting di Gi Group, che ha messo sotto la lente oltre 420mila profili retributivi per altrettanti lavoratori.
«I settori che dimostrano maggiore vivacità - spiega Simonetta Cavasin, general manager di Od&M Consulting - sono l'hi-tech, l'energia, insieme al fashion, che in tutti gli anni di crisi ha mantenuto buoni livelli retributivi».
Piccole e grandi a confronto
Dal report, giunto alla 18ima edizione, risulta che la “taglia” dell'azienda determina una significativa variabilità degli importi assoluti, che presentano valori costantemente in crescita all'aumentare dell'ampiezza delle imprese e scarti elevati.
Il gap salariale tra grandi e piccole aziende è compreso tra il 16% e il 22% per dirigenti, impiegati e operai, ed è al 7% per i quadri.
«A livello di trend - dice Cavasin - gli incrementi retributivi misurati in percentuale sono maggiori nelle aziende di grandi dimensioni, con l'eccezione dei quadri, la cui retribuzione media è cresciuta di più, in termini percentuali, nelle imprese di piccole dimensioni».
Nelle piccole a crescere in percentuale di più sono gli stipendi di dirigenti e operai (+1,1%), nelle medie e nelle grandi gli operai (rispettivamente +4,8% e +6,8 per cento).

Impermeabili alla crisi
Operai:+1,7%.Impiegati: +0,7%. Quadri: +0,1%. Dirigenti: +1,3%. Dal confronto con il 2013, per quest'anno si conferma una tendenza al rialzo delle retribuzioni, seppure di lieve entità e di consistenza minore rispetto a quelli misurati nell'anno precedente per tutti i gruppi professionali, tranne nel caso dei dirigenti (che vedono aumentare un po' di più i guadagni). Stipendi che crescono più dell'inflazione, con un aumento potenziale del potere d'acquisto.
«La crescita degli stipendi - osserva Cavasin - è determinata principalmente dall'aumento della componente fissa dei compensi». Ai dirigenti spetta un minimo di 100mila euro l'anno (+1,7% sul 2013) a cui si somma un bonus variabile medio di 12mila euro (-1,8% sul 2013).
Ai quadri va un fisso di 51mila euro e un variabile di 3.400, agli impiegati 28mila di fisso e 800 di variabile e agli operai 23.500 di fisso e 336 euro di variabile.
«Dal confronto sugli ultimi cinque anni - sottolinea Cavasin - è evidente la stagnazione della componente variabile. Le aziende tendono a investire sempre di più su questa leva solo per le fasce medio-alte, più decisive per il raggiungimento dei risultati aziendali».

I risultati nelle Regioni

Sul territorio è il Nord Ovest a presentare i valori retributivi medi più alti in tutte le famiglie professionali, mentre i valori più bassi si registrano al Sud e nelle isole. La differenza tra le regioni delle due aree è complessivamente rimasta stabile negli ultimi anni per quadri e impiegati. Tra i dirigenti il gap si è assottigliato, mentre per gli operai è aumentato.
Se si considera, infine, il trend dell'ultimo anno a vincere sul fronte degli incrementi salariali è il Nord-Est per i dirigenti, il Nord-Ovest e il Centro per gli operai e il Meridione per gli impiegati.

Il rapporto sulle retribuzioni nel settore privato di Od&M Consulting

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