Rapporti di lavoro

Jobs act, semplice manutenzione per i licenziamenti

di Giampiero Falasca

L'approvazione al Senato della legge delega di riforma del mercato del lavoro riporta al centro dell'attenzione l'annosa questione dell'articolo 18. La carica simbolica che accompagna la discussione sul tema è talmente forte da mettere in secondo piano le tante novità - molte, probabilmente, più importanti della disciplina dei licenziamenti - contenute nel disegno di legge delega.

La grande valenza simbolica del tema rischia di alterare anche l'analisi dei contenuti concreti della proposta di riforma. A livello mediatico sta passando un messaggio (il superamento della reintegra per i licenziamenti illegittimi) che trova poco riscontro nelle parole del ministro Poletti e nel disegno di legge delega. Il Ministro ha, infatti, annunciato quella che, a tutti gli effetti, si annuncia come una semplice manutenzione della normativa esistente.

Per i licenziamenti disciplinari è stato annunciato il mantenimento della reintegra per alcuni caso specifici, esattamente come accade oggi. Per quelli economici, viene annunciata la cancellazione della reintegra, ma questa già oggi non esiste. Esiste solo una “clausola di salvaguardia” che sanziona le simulazioni con la reintegra; anche cancellando quella clausola (oggi scritta molto male) il giudice potrà comunque, sulla base dei principi generali, continuare a colpire le simulazioni applicando a queste un regime più severo.

Inoltre, dalle parole del ministro emerge anche l'idea di rivedere il sistema attuale di indennizzo, prevedendo una sorta di risarcimento automatico che prescinde dalla giustificatezza del recesso. Sarebbe una scelta sbagliata che aumenterebbe il costo del lavoro senza dare certezze sul contenzioso.

Maggiori dettagli al momento non sono disponibili, anche a causa di un criterio di delega estremamente generico (non si parla mai di licenziamenti), che rende problematica l'analisi dei contenuti della futura riforma e mette anche a rischio la “tenuta” legale della riforma, per possibile conflitto con l'articolo 76 della Costituzione.

L'emendamento del governo al Jobs act

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