Rapporti di lavoro

Tfr dei privati in busta paga per tre anni

di Davide Colombo

Un'operazione su base volontaria, riservata solo ai lavoratori del settore privato (badanti escluse), sperimentale (con durata fino al 2018) e a costo zero per il sistema delle imprese.

Eccolo il profilo più probabile della misura messa a punto per dare il Tfr in busta paga a partire dall'anno prossimo. Un provvedimento su cui i tecnici del Governo hanno discusso fino all'ultimo minuto prima dell'inizio del Consiglio dei ministri, posticipato a dopo le ore 20 di ieri. A beneficiare della “liberalizzazione” delle future liquidazioni che matureranno su base annua (ferma restando la destinazione del Tfr maturato in passato) dovrebbero essere anche i 6,6 milioni di lavoratori che hanno aderito a un fondo di previdenza integrativa. Anche loro, tra il 2015 e il 2018, potrebbero dunque chiedere di avere in busta paga quello spicchio di “salario differito” che non andrebbe più al fondo pensione.

Il meccanismo funzionerà grazie al coinvolgimento del sistema bancario. Gli istituti di credito che anticiperanno alle imprese le risorse per pagare il Tfr in busta paga avranno la stessa remunerazione che oggi viene garantita al Tfr in azienda (1,5% più lo 0,75% del tasso d'inflazione). Secondo quanto risultava ieri il provvedimento di ingresso in Consiglio dei ministri dovrebbe indicare un arco temporale fino al 2018 (data che coincide non casualmente con la scadenza delle operazioni di finanziamento Tltro della Bce, che potranno essere utilizzati per finanziare l'operazione). Abi definirà con l'Economia e altri ministeri una convenzione alla quale le singole banche saranno invitate ad aderire. Se il lavoratore che chiede il Tfr in busta è dipendente da un'azienda con meno di 50 addetti la certificazione la farà il datore, mentre se saranno sopra i 50 dipendenti dovrebbe essere l'Inps a certificare la richiesta che fa scattare l'erogazione via banca.

Alla scadenza del finanziamento, in caso di mancata restituzione delle somme da parte dell'azienda, la banca si rivolge all'Inps per recuperare le spettanze. Oltre all'apposito fondo di garanzia Inps ci sarà anche una controgaranzia pubblica, per cui è stata stanziata una dotazione di cento milioni di euro.

È proprio la doppia garanzia pubblica a consentire l'intervento del sistema bancario. Il finanziamento non andrebbe, infatti, accompagnato da ulteriori dotazioni patrimoniali e, dunque, non darebbe problemi con le regole di Basilea.

Il provvedimento, previo decreto attuativo e successivo protocollo tra ministeri competenti e Abi, dovrebbe essere operativo a metà 2015 con effetto retroattivo dall'inizio dell'anno. Dunque si potrebbe riscattare il Tfr maturato nel 2014 e averlo in busta paga in soluzione unica (una sorta di 14esima mensilità). In questo modo verrebbe mantenuta la tassazione sostitutiva, in media tra il 23 e il 26 per cento. Negli anni successivi si procederebbe con la stessa modalità, fino al 2018, terzo anno di copertura della legge di Stabilità 2015, con il recupero del maturato del 2017. Questo il quadro di base: altri dettagli arriveranno solo quando sarà disponibile il testo definitivo del Ddl di Stabilità.

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